La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.
Il mondo non si ferma. Il tentativo è allora, con umiltà e realismo, capirlo, influenzarlo, migliorarlo. Ivano Asaro
mercoledì 23 maggio 2012
venerdì 11 maggio 2012
Mazara: i politici ce li ho, l’ospedale mi manca...


Questo ennesimo capitolo della saga (quello descritto sopra) porterà ulteriori ritardi, sulla pelle dei cittadini, ai lavori di ristrutturazione dell’ospedale?
Perché ad oggi i collegamenti da Mazara verso gli altri ospedali non sono stati creati a dovere?
Perché la gente che arriva negli ospedali limitrofi, Marsala e Castelvetrano, con i propri mezzi, deve essere costretta a liste d’attesa lunghissime, rendendoli consapevoli che non c’è stato alcun piano creato per l’aumento dell’utenza?
Perché l’assessore Russo ha sempre dato tempi che sono sembrati fuori dalla logica e non ha mai incontrato i movimenti, che a tutt’oggi aspettano?
Naturalmente le questioni sono parecchie altre, questo spero lo abbiate intuito, ma tradurre tutte le perplessità e rimostranze sarebbe gravoso e pressoché inutile in quanto le risposte si trovano, a mio avviso, ben al di là dei singoli fogli di carta dove la burocrazia incastona le aspettative del popolo e dove arrocca le proprie rendite di potere e di furbizia politica. Quindi le domande da porre sono altre, e queste appunto i movimenti, per avere cittadinanza in tutte le sedi politiche ed istituzionali, non possono porle, ma le nostre coscienze si. Ed allora lasciando aperta la porta alle smentite del caso, e sperando che queste arrivino, insieme alle spiegazioni, bisogna chiedere:
L’assessore Russo, costretto dai bilanci regionali alla riforma, perché ha negato incontri ai movimenti? Non è che, consapevole di non vedere l’ospedale finito da assessore alla sanità siciliana, userà quest’argomento in probabili campagne elettorali future, adducendo responsabilità di suoi successori? Spero di no per lui, perché poco i cittadini hanno realmente capito di quello che lui vuole per l’ospedale, quindi non esiste nessuno che può bloccare un progetto che non si vede, e, quello per l’ospedale di Mazara, in cui lui ha messo la faccia, non si vede.
Il sindaco Cristaldi, che tempo fa, addirittura, aveva dichiarato che non si sarebbe tirato indietro ad una richiesta del partito, Pdl, di correre per la poltrona di governatore siciliano, che pensa della situazione dell’ospedale, argomento cruciale per qualsiasi inquilino di Palazzo d’Orleans? Per carità non mi riferisco ai comunicati stampa, ma proprio a lui, perché nello scrivere questo testo ho spesso trovato, ricercando materiale, dichiarazioni del vice-sindaco Quinci, riferimenti al consulente del Sindaco, Asaro, ma mai una dichiarazione in cui Cristaldi dicesse: “Se non si fa così alzo una cornetta e sistemo tutto” o giù di li. Infondo lui era stato eletto, a furor di popolo, proprio con l’assicurazione che sarebbe stato un sindaco di valore con il pregio di avere un peso che conta nelle stanze dei bottoni. Forse queste porte non si aprono più o non si sono aperte per l’ospedale? O, forse per calcoli politici si è ritenuto più opportuno stare sull’uscio aspettando eventi più propizi?
E l’intera classe politica, novero che comprende soggetti di assoluto calibro, che hanno fatto nel particolare? Chi può dire ad oggi per l’ospedale: “noi abbiamo ottenuto questo risultato” (e non mi riferisco ad una conferenza o ad una promessa, ma a qualcosa di concreto!)? Anche questo i cittadini dovranno ricordarsi alle prossime elezioni, specie quando valuteranno che alcuni partiti come Forza del Sud, prima Pdl Sicilia, prima ancora Pdl in maggioranza con Lombardo, sono stati nella loro evoluzione prima a favore, poi a sfavore, poi di nuovo a favore, poi definitivamente a sfavore del governo Lombardo e quindi di Russo.
Alla fine non ci resta che sperare che i giochi politici non passino sopra la salute dei cittadini. E mi viene in mente un gioco: la conta delle figurine, che si faceva da piccoli. Quando si diceva: Baggio ce l’ho, Nesta mi manca. Così il mazarese medio, guardando all’Abele Ajello, potrebbe dire: i politici ce li ho, l’ospedale mi manca, paura crescente ce l’ho, la speranza per il futuro ce l’avevo ma l’ho persa.
Ivano Asaro
Ivano Asaro
domenica 6 maggio 2012
Lettera aperta al Ministro Corrado Passera
Per mandare l’e-mail al Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera: segreteria.ministro@sviluppoeconomico.gov.it
Tra pochi giorni, il 9 maggio, ricorrerà il trentaquattresimo anniversario dell’uccisione mafiosa del giornalista Peppino Impastato. L’Italia intera si appresta a commemorare il coraggio di un giovane che, insieme ai suoi compagni, dai microfoni di “Radio Aut” denunciava senza paura gli interessi mafiosi, a Cinisi e oltreoceano, del boss Badalamenti. Senza omissioni o connivenze, con la sola arma della libertà e dell’ironia. Pagando la sua dedizione e il suo coraggio, con la vita. Oggi, a trentaquattro anni da quel 9 maggio 1978, molti altri cronisti e operatori dell’informazione seguono il suo esempio rischiando ogni giorno per poter svolgere a testa alta e schiena dritta il lavoro di giornalisti. Tra questi: Giuseppe Maniaci e la sua redazione di Telejato, emittente televisiva con sede a Partinico.
Ad oggi, Telejato rischia ogni giorno di essere spenta definitivamente dallo Stato. Sembra paradossale, ma una legge della Repubblica porterebbe a quello che l’organizzazione criminale Cosa Nostra non è riuscita a fare. Da anni, infatti, la “televisione più piccola del mondo” trasmette “il tg più lungo del mondo” in una zona ad alta densità mafiosa (Alcamo, Partinico, Castellammare del Golfo, San Giuseppe Jato, Corleone, Cinisi, Montelepre) raggiungendo 22 comuni della Sicilia orientale, facendo informazione libera e denunciando il malaffare senza nascondersi. Proprio quest’attività sociale di denuncia è valsa al suo volto e alla redazione, svariate querele, intimidazioni (le ultime, pochi giorni fa), aggressioni e attentati. Telejato è una televisione locale comunitaria. In conformità con la Legge Mammì (n. 223 del 6 agosto 1990), quindi, ha uno statuto di Onlus e non quello di una Tv commerciale. Di qui, il limite agli spot pubblicitari: solo 3 minuti ogni ora di trasmissione. A mettere a rischio l’esistenza stessa di Telejato e l’incolumità dei suoi artefici, oltre alla mafia anche lo switch-off, il passaggio cioè dall’analogico al digitale nel mese di giugno in Sicilia.
Il governo Monti, nelle scorse settimane, ha messo fine alla beffa del “beauty contest” stabilendo il ricorso ad un’asta. Telejato, così come le altre 200 televisioni comunitarie, però, proprio per il suo status di televisione comunitaria e di onlus è priva di un bilancio adeguato a partecipare all’asta, vedendo così inesorabilmente cancellata la sua possibilità di trasmissione. Noi ci chiediamo e Le chiediamo: il legislatore ha riflettuto sulle conseguenze dello spegnimento di Telejato? Telejato deve essere considerato un bene culturale, al pari di ogni altro monumento artistico italiano: se l’arte rinnova i popoli, anche la controinformazione di Telejato in Sicilia può farlo. L’informazione può aiutare giovani e meno giovani a prendere coscienza di quello che li circonda e a scegliere. La scelta contribuirà a migliorare una delle regioni d’Italia, da qui anche la nostra Repubblica lo sarà.
Quello che in questa sede, come cittadini di uno Stato che dalla sua fondazione si ritiene uno stato democratico, vogliamo portare alla Sua attenzione è il grave danno che sarà apportato al sistema informativo e al diritto alla libera informazione dei cittadini.
Provvedere alla tutela delle televisioni comunitarie e locali affinché possano continuare a trasmettere e conservare il loro ruolo di strumento informativo locale. Bisogna assolutamente evitare che cali il silenzio e l’indifferenza sull’informazione antimafia. Sarebbe un atto concreto importante delle istituzioni nella lotta alla criminalità e per la tutela della democrazia del nostro Paese. In ultimo,vogliamo porre alla Sua attenzione un aspetto umano drammatico, crudo, scevro da retorica: la mafia uccide. La mafia non dimentica. La mafia colpisce più facilmente quando cala il silenzio e l’opinione pubblica si distrae. L’informazione rappresenta il sistema immunitario dell’opinione pubblica: se calano le difese immunitarie è più attaccabile. Ad essere uccisi sarebbero molte coscienze, ma prima d’ogni altro lo Stato italiano deve avere a cuore le sorti dell’uomo e cittadino Pino Maniaci e dei suoi familiari.
Certi della Sua attenzione, rimaniamo in attesa di un Suo riscontro.
DIECIeVENTICINQUE
Associazione Antimafie Rita Atria
I Siciliani Giovani
Cosimo Cristina (1960)
Mauro De Mauro (1970)
Giovanni Spampinato (1972)
Peppino Impastato (1978)
Mario Francese (1979)
Giuseppe Fava (1984)
Giancarlo Siani (1985)
Mauro Rostagno (1988)
Beppe Alfano (1993)
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Mauro De Mauro (1970)
Giovanni Spampinato (1972)
Peppino Impastato (1978)
Mario Francese (1979)
Giuseppe Fava (1984)
Giancarlo Siani (1985)
Mauro Rostagno (1988)
Beppe Alfano (1993)
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