Google+

martedì 27 dicembre 2011

I preti che non fanno la storia


Ho a lungo pensato prima di scrivere quest’ultimo post del 2011. Ho riflettuto svariati giorni circa l’opportunità di dedicare un pensiero, personale per carità, alla politica, alla manovra, a quello che vi gira intorno, insomma a tutto ciò che dalla televisione ai giornali è diventato importante, solo adesso e non prima. Ho pensato in seguito di dedicarmi a quei due sindacati, cisl e uil, che si sono accorti ora dell’opportunità dello sciopero generale, adesso che la barca sta affondando, e non quando ancora aveva un senso tutelare alcuni diritti con “affidabilità”. Ho poi pensato di parlare della fabbrica di Pomigliano, il gioiello che tutti mediaticamente hanno raccontato, nessuno notando però che in uno stabilimento seppure all’avanguardia, seppure capace di enormi produzioni, se non si sa quali modelli produrre è impossibile promettere il reintegro della manovalanza. Ancora avrei voluto parlare del Pd, collassato tra indecisioni, palleggi tipici della “DC” e quei pochi, che di sinistra lo sono, ma non hanno voglia di gridare. Certo anche la vittoria di Casini, che adesso tiene il paese in mano, meriterebbe un approfondimento, d’altronde sapere con disinvoltura passare da Cuffaro a Bagnasco, da Berlusconi, nella fase puttaniere-privato, a Monti denota una certa faccia da c..o, ma anche un’abilità sopraffine. Questi sono gli argomenti che mi sono passati per la testa, non solo questi per la verità, che frullati avrebbero soltanto prodotto od un’enciclopedia, noiosissima, od un quadro inutile su cui essere d’accordo o dissentire senza troppa voglia. La morte di Giorgio Bocca, con cui non sono concorde per moltissimi aspetti, mi ha però fatto riflettere sul fatto di essere portavoce delle proprie idee, di dire ciò di cui si è convinti, anche quando questo è secondario o scomodo. Bene nell’attesa di dire cose più scomode, mi dedico a dire cose di secondaria importanza, ma comunque, a mio avviso, interessanti. Qualche tempo fa, ricorderete, nell’ultima puntata dello spettacolo di Fiorello, si era inaugurato lo slogan “SALVAVITA-PISCHELLI”, cioè un modo per diffondere la cultura del preservativo nel nostro paese, che non solo non è diffusa a dovere, ma che viene oltremodo osteggiata dalla chiesa e dai suoi cani da caccia. Bene a quello spettacolo, proprio nel momento in cui si lanciava questo slogan era presenta con la sua innata allegria, non solo Fiorello, ma anche Lorenzo Jovanotti, che si è ben prestato a ripetere musicalmente quelle due parole così cariche di contenuti vicini alla salute dei giovani. A quella puntata sarebbe seguito un concerto dello stesso Jovanotti, a distanza di una settimana circa. A montare il palco per quel concerto stava partecipando anche un giovane, Francesco Pinna, il quale tragicamente è stato schiacciato dalle impalcature e da parte della stessa scenografia, incidente che ne ha causato la morte. Facciamo un salto adesso, andiamo su La7, il programma è quello di prima serata, Italialand, portato avanti da Maurizio Crozza, che tra i suoi sketch ha anche una irriverente imitazione del papa Ratzinger, il quale, ora cantando, ora raccontando storielle, ripete la sua avversione per le tasse, specie quella su cui dibattiamo un po’ tutti l’ICI. Vi chiederete perché ho messo questi due fatti insieme, cosa c’entrano i preservativi e l’Ici (IMU), la morte di un ragazzo con Italialand? Apparentemente niente, se non fosse perché in questi due episodi la chiesa ha una volta in più dimostrato quanto meschini e spregevoli possano essere taluni ministri di Dio. Nel primo caso, quello di Jovanotti e del povero Francesco Pinna, l’interpretazione di un parroco diffusa in rete, fu di un segnale che “Dio aveva voluto mandare a Jovanotti poiché si era schierato a favore del Preservativo, quindi del sesso protetto, etc. etc. …, e per questo il ragazzo era morto per un tragico incidente”. La cosa è scioccante a mio avviso, ma si può pensare solo allo svarione di un folle, che la Santa Sede ha voluto coprire, cosa che nei secoli gli è riuscita benissimo, e quindi passi che non c’è stata una smentita ufficiale. In questi giorni invece l’atteggiamento è stato corroborato da un altro stupido con l’abito talare. Secondo un prete l’alluvione di Genova di un paio di mesi fa e gli ultimi incendi verificatisi nella città avrebbero natura, per così dire, divina: “Dio avrebbe voluto segnalare la ripugnante azione del comico Crozza, genovese acclarato, mandando punizioni sulla sua città”. Certo non c’è che dire. La stupidità dei singoli preti che si prestano a questi giochi è impressionante. Mi pare però che fino ad oggi, ne nel primo caso, ne nel secondo nessuno abbia ufficialmente smentito ne preso le distanze da affermazioni così forti. Non è che forse la chiesa, che nell’era dei Pc risulta essere superata in ordine di popolarità dai social network, vuole riutilizzare la paura per fare proseliti?. Non è che questa crisi, che ci rende tutti più poveri ed ignoranti è il modo per riavere un medioevo spirituale, dove la gente si comportava bene perché aveva paura delle fiamme dipinte sugli affreschi delle chiese? E poi chiedo perché così poca importanza viene data ai preti che parlano di punizioni divine, nulla ne viene data all’imprecatore-puttaniere-saprofita di Arcore, salvo poi mettersi in mezzo sol quando si parla di diritti per i non affini ai loro canoni? Personalmente non sono molto religioso, ho tante domande circa la fede. Ma questo esula dal discorso morale che un prelato deve mantenere e pretendere. Le domande sarebbero ancora tante ma questo non è il momento. Il mio vuole essere un altolà alla gente, bisogna affidarsi alla fede, per chi crede, ma non alle parole cariche di odio di chi vuole fare amici e nemici. PER IL RESTO NON CONTINUO, ANZI SCUSATE LA NOIA, CI VEDIAMO NEL 2012 DOVE RITORNEREMO A PARLARE DI COSE SERIE E CONFRONTARCI….. AUGURONI DA CANTO LIBERO…IVANO ASARO.

domenica 11 dicembre 2011

“Siamo Tutti Telejato” - Firma la petizione















http://www.telejato.it/ComitatoSiamoTuttiTelejato.htm





Comitato “Siamo Tutti Telejato”

Via Francesco Crispi, 33

Partinico - Palermo

tel. 091 8905850

Al Presidente della Repubblica

Giorgio Napolitano

Al Presidente del Senato

Renato Schifani

Al Presidente della Camera
Gianfranco Fini

Al Presidente del Consiglio

Mario Monti

Al Ministro per lo Sviluppo Economico

Corrado Passera

Capigruppo parlamentari

Corte di Giustizia Europea

Il comitato “Siamo Tutti Telejato” nasce affinché le televisioni comunitarie e locali come Telejato possano continuare a trasmettere e conservare il loro ruolo di strumento informativo locale.

Con la Legge di Stabilità 2011 (articolo 1, commi 8, 9 e 10) sono state, di fatto, abolite le televisioni comunitarie (250 in tutta Italia), e il Ministero dello Sviluppo Economico si è riservato il diritto di assegnare, a pagamento, tutte le frequenze del digitale terrestre, tranne 6 che saranno assegnate attraverso il sistema “Beauty Contest”, in parte ad aziende che già posseggono frequenze. In questo modo vengono sottratti al mercato circa 30 canali (6 mux) per le TV locali. Si sottolinea inoltre come in un momento di austerità economica lo Stato italiano stia di fatto regalando frequenze ad aziende private e pubbliche. (mentre ha venduto i canali dal 61 al 69)

Le altre utenze saranno, invece, assegnate attraverso graduatorie regionali formulate in base a: copertura territoriale, numero dei dipendenti, situazione patrimoniale. È la fine del volontariato anche in questo campo ed è la fine dell’emittente che serve un piccolo territorio svolgendo un servizio ai cittadini e a comunità altrimenti trascurate.

Nonostante riteniamo vi siano i presupposti, non intendiamo concentrare prevalentemente la nostra attenzione sull’evidente accumulazione di risorse che sembra si vogliano lucrare favorendo in particolare i maggiori gruppi editoriali, con condizioni di evidente privilegio per quei network che, dalla loro posizione di predominio (materia di competenza dell’antitrust), già possono raccogliere fette amplissime di introiti pubblicitari

Noi ci proponiamo di denunciare oggi la cecità con cui, nella normativa indicata, le nuove misure legislative predisposte non tengono conto del fatto che esse potrebbero rendere impossibile a piccoli gruppi editoriali, come Telejato, di rimanere attivi sul mercato della comunicazione. A tali realtà si impedirebbe così il loro ruolo insostituibile di vigilanza sulle attività e penetrazioni mafiose nel tessuto sociale dei singoli territori e nella dimensione culturale dei Cittadini. Tutto ciò si tramuterebbe quindi in un danno spaventoso al dichiarato progetto di contrasto alle mafie che, pur essendo costantemente declamato, viene di fatto disatteso nella concretezza di una simile azione politica.

Se la lotta e il contrasto alle mafie sta davvero a cuore a Istituzioni e Rappresentanti istituzionali, se davvero essi confermano di essere impegnati a costruire diffuse culture antimafiose per il ritorno ad un più profondo ed efficace senso dello Stato e della Legalità Democratica voluta dalla Costituzione, essi non dovrebbero non tenere conto che, le concessioni di frequenze per l'accesso a concreti spazi di comunicazione sono, per gli operatori “minori”, assolutamente vitali in questa grande battaglia di civiltà.

Non vi è alcun dubbio che solo tv locali presenti capillarmente sul territorio e che siano animate da una profonda cultura di rinnegamento e di contrasto alla mafiosità, possono infatti dare un decisivo contributo di informazione e di indagine per rompere i muri di omertà di fronte al ricatto estorsivo ed intimidatorio della mafia, ricatto che passa anzitutto dalla estraneazione dei soggetti che la contrastano, come ammonimento a quanti osino mettersi sul loro cammino con una vera rivoluzione culturale Antimafia.

Telejato, come poche altre realtà, ha affrontato con dignità e determinazione tutti i rischi che potevano venirle da quel suo essere schierata sul fronte antimafia e dal suo sforzo di costruire una comunicazione davvero libera, indipendente e coraggiosa: ha pagato per questo un prezzo fatto di attentati minatori della criminalità e di contrasti all'interno della stessa realtà dell'ordine regionale dei giornalisti.

Non ha mai ceduto né al ricatto esplicito di stampo mafioso, né ai tentativi “interni” che miravano a ricondurla a forme meno “spettacolari” e meno “esplicite” di denuncia e di indagine antimafia sul territorio.

La sopravvivenza di Telejato con la sua storia, le sue battaglie, la sua valenza culturale, nel segno di Danilo Dolci, di Peppino Impastato, di Mauro Rostagno e di Giuseppe Fava, è un segnale importante per la garanzia dell’esistenza di una libera informazione.

Chiediamo che sulle ultime redazioni libere, in particolare quelle impegnate in terra di mafia come Telejato, che trasmette nel Partinicese (nello Jato e nel Corleonese), non cali il silenzio e l’indifferenza ovvero la certezza di essere eliminate fisicamente dalle mafie.

Il Comitato chiede:

1. La revisione della normativa vigente in quanto:

· La concentrazione oligopolistica e la chiusura di centinaia di tv locali è palesemente in contrasto con l'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, comma 2, che sancisce che “ La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati”.

· La possibilità che sarà data a sei aziende di poter avere assegnati gratuitamente i diritti d’uso di 6 frequenze televisive attraverso il sistema denominato “Beauty Contest” rispetto alla procedura generale di assegnazione si scontra con l’articolo 9 della Direttiva 2002/21/CE, la quale ai punti 1 e 2 recita: “Stati membri garantiscono che la allocazione e l'assegnazione di tali radiofrequenze da parte delle autorità nazionali di regolamentazione siano fondate su criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati.”; “gli Stati membri promuovono l'armonizzazione dell'uso delle radiofrequenze nel territorio della Comunità europea in modo coerente con l'esigenza di garantirne un utilizzo effettivo ed efficiente e in conformità della decisione n. 676/2002/CE (decisione spettro radio)”.

· La legge di Stabilità 2011 non ha regolamentato semplicemente un cambio di tecnologia, dall’analogico al digitale, ma di fatto ha dato avvio ad un esproprio dei canali 61-69 per "venderli" alle compagnie telefoniche per l'offerta dei servizi in banda larga. Se di esproprio si tratta manca l’utilità sociale con la sospetta violazione dell’art. 41 della Costituzione che così recita: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità pubblica o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana… ”. Riteniamo, inoltre, che si ravvisino palesi violazioni di diversi articoli della Costituzione Italiana tra cui gli articoli 3 e 21;

2. Revisioni dei criteri per l’assegnazione dell’LCN (Logical Number Channel), che relega le televisioni locali ad un posizionamento fortemente penalizzante.

3. Il riconoscimento del ruolo sociale delle TV comunitarie (che adesso vengono escluse dalla possibilità di diventare “operatore di rete”), riservando loro una quota nei piani di assegnazione delle frequenze;

4. La costituzione di una Commissione Parlamentare che verifichi:

· gli effetti della normativa sulle realtà che già sono “passate” al digitale terrestre;

· la Costituzionalità della attuale normativa che rischia di concentrare l’informazione nelle mani di potentati nazionali e regionali;

· una moratoria della normativa per il "passaggio" al digitale terrestre.

Roma, 22 novembre 2011

Per il Comitato “Siamo Tutti Telejato”

Associazione Antimafie “Rita Atria”

Libera Palermo

Associazione Culturale Peppino Impastato

Redazione Telejato

Ad oggi, aderiscono al Comitato Siamo tutti Telejato le seguenti realtà:

Acmos; Addio Pizzo; Agesci di Agrigento; Altra agricoltura; ANPI Palermo; Antimafiaduemila; Ass. Antimafie “Rita Atria”; Ass. culturale Nicodemo; Ass. culturale Peppino Impastato; Ass. il Giglio; Asvit Bisacquino; Movimenti per l’acqua; ASVIT; Auser di Ribolla; Avviso Pubblico; Banca Etica Firenze; Bariot; Benvenuti in Italia; Camera del Lavoro di Corleone; Carrettino delle Idee, Camera del Lavoro di Partinico; Casablanca; Castellolibera; CGIL Palermo; CIA Palermo; Ciaula scopre la luna; Circolo Metropolis; Comitato “Il Salvagente”; Comune di Partinico; Comunisti Sinistra Popolare Palermo; Coop. Lavoro e non solo; Coop. Solidaria; Coppola Editore; Corleone Dialogos; CSP; Giovani Comunisti Partinico; IDV Partinico; Libera Calatafimi Segesta; Libera Castellamare del golfo; Libera Castelvetrano, Palermo, Piemonte, Siracusa, Trapani e Libera Nazionale; Movimento dei forconi; Naviter; Osservatorio La Franca; PD Borgetto; PD Partinico; Pensiero Canicattinese; PRC Pioppo, Firenze, Palermo e Partinico; Presidio Libera Bisacquino; Presidio "Rita Atria" Libera Milazzo - Barcellona P.G.; Radio Aut; Riportiamo alla Luce; Sinistra Ecologia e Libertà – Palermo; Sesto fiorentino SPI-CGIL; Sindaco di Corleone; SPI – CGIL Firenze; Ucuntu; Uil San Cipirello; Centinaia di Cittadini Italiani.

giovedì 8 dicembre 2011

Le borse tifano per l’Illegalità……. O quanto meno la mafia non gli da fastidio.

Grazie a tutte le FORZE DELL'ORDINE per renderci orgogliosi di questo paese.





Sono molto arrabbiato. Lo sono perché secondo me è giusto esserlo. Certo uno spazio come questo, che aspira ad essere d’opinione, poco spazio dovrebbe lasciare alle emozioni. Gli stati d’animo sono una cosa che poco ci entrerebbe con la politica e con la legalità, un politico corrotto non lo è perché antipatico o non lo è meno perché simpatico. Tutto questo è vero, verissimo, non si arresta un mafioso per la tracotanza ma per i reati, non si va alla presentazione di un libro contro la criminalità per la simpatia dell’autore, che non guasta per carità, ma per la sua bravura nell’esporre il tema. Alla luce di tutto questo sono stato in dubbio parecchie ore prima di decidere se scrivere o meno questo breve testo-sfogo. Alla fine però mi sono deciso, perché al di là della rabbia, al di là di qualsiasi dato moralmente soggettivo, vi sono i fatti, quelli per cui mi sono arrabbiato, che non hanno interessato le televisioni ed i giornali e che magari non interesseranno neanche voi. Senza tanti giri di parole i dati sono questi: da qualche mese ormai abbiamo in testa termini che riguardano la finanza, la borsa, insomma i capitali. Ci hanno voluto insegnare che il nostro stato per uscire dalla crisi deve fare le riforme, deve puntare a creare economia reale, e farla crescere, anche a costo di sacrifici sulla pelle degli operai. Insomma tutti hanno fornito una “ricetta” per abbassare lo spread, per far si che lo stato non andasse in fallimento e quindi il paese si potesse mantenere, tutti partendo dal presupposto che bisognava incidere sulla realtà anche pesantemente per ottenere qualcosa. Perfetto, infondo anche il popolo si era convinto, tutti abbiamo aspettato il lunedì di “Monti” per sapere cosa dovevamo rimetterci, tutti, anche se non d’accordo, abbiamo usato frasi di circostanza per dire che la direzione presa dal nuovo premier in fondo non è quella sbagliata. Ed anche le borse hanno in queste settimane reagito positivamente, lo spread è andato sempre più restringendosi, l’Europa sembra tenerci maggiormente in considerazione (ahhahahaha), ed il mondo adesso ha una persona seria in più al timone. Addirittura ricordo quando in televisione si teorizzava il carattere diretto tra alcune uscite scomposte dell’Ex “capo”, Berlusconi, e le perdite in borsa. Anche io stavo cominciando a convincermi, può darsi che la gente investa leggendo costantemente i giornali economici sparsi nel globo, mi dicevo; può darsi che la gente non creda che uno stato guidato da un 75enne in quelle condizioni psico-fisiche sia in grado di restituirmi l’investimento: tutte queste cose le ho pensate e molte persone come me, in buona fede. Ora però mi viene in mente una domanda: se il cambio della guardia a Palazzo Chigi fa cambiare trend alle borse ancora prima di effettivi disegni di legge, come mai l’arresto di un potentissimo boss della Camorra, latitante da 15 anni, con intrecci economici in tutta Italia financo in Parlamento, con un potere economico stimato in cifre con parecchi zeri e per di più uomo di copertura di un vero e proprio sistema economico parallelo non lascia traccia nella Borsa? Non è forse più affidabile uno stato con un super-latitante in meno? Perché la gente dovrebbe essere più fiduciosa con un Berlusconi in meno e non dovrebbe esserlo invece con un MICHELE ZAGARIA in meno? A questa domanda non ho risposta, se non pensando male, se non arrivando ad immaginare che il sistema delle borse e della finanza sia solo un’immensa truffa ai danni dei popoli, dove artificiosamente si comprano titoli di stato, o non si comprano quando conviene così, per portare in auge o far sprofondare rivali nel sistema economico mondiale. In tutto questo non ci vedo chiaro niente, se non il fatto che il mio paese, L’ITALIA, il 7 dicembre 2011 è un po’ più libera perché le forze dell’ordine hanno affidato alle galere un boss che come tutti i mafiosi rappresenta l’anti-stato. Quindi vince lo stato, vince la legalità e vincono gli italiani, anche se forse alle banche conviene qualcosa di diverso. Mi scuso per lo sfogo, complice di una forma quanto mai elementare e verace ma sentito come un moto dell'animo.