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martedì 17 settembre 2019

Renzi: qualche piccola riflessione

Passate le ore della “strana” sorpresa di alcuni, è ora di provare a fare, almeno dal mio punto di vista, un po’ di chiarezza sulla nascita di #ItaliaViva.
Da piccolo, non proprio piccolo, ma abbastanza da infervorarmi per la politica, sentivo spesso la frase: “ci vorrebbe un Berlusconi di Sinistra”. La mia testa, forse per spirito di contraddizione pensava:” ma se non mi piace un Berlusconi destra, perché dovrebbe piacermi un Berlusconi dalla mia parte”. 
Basta questo ricordo per archiviare la questione? 
Certo che no.
Matteo Renzi è stato più che un Silvio Berlusconi di destra, e forse alla fine non lo è neppure stato fino in fondo. 
Il Renzismo nel Pd, ancora più che lo stesso Renzi, è stato il tentativo di andare contro la storia. 
Certo ormai è di moda dire che non esiste destra (salvo poi ritrovarci Giorgia Meloni e Matteo Salvini che inneggiano a passati oscuri più o meno direttamente) e non esiste sinistra.
Ma è una sciocchezza, e lo è a maggior ragione oggi. 
Le categorie ideologiche esistono. 
Certo c’era la destra della rivoluzione industriale e quella dell’industria 4.0, c’era la sinistra dei campi e quella dei call center.
Il problema è che per un presunto debito umano, un provincialismo inspiegabile, un partito trasversale si è installato in tutte le formazioni, il partito del Pil.
È così si è sentito di misture chimiche ed a volte ridicole come di “social liberali”, “liberali di sinistra” e via discorrendo. 
Matteo Renzi è figlio di questa cultura, e ne è il tentativo massimo della repubblica italiana di istituzionalizzarlo. 
Scelte di campo forti come Jobs Act, la posizione sulle trivelle, gli accordi di Minniti con la Libia, sono lo spaccato più incisivo di un modo di vedere il mondo che con il Partito Democratico c’entrava veramente poco od almeno con la maggior parte dei suoi elettori.
Adesso Renzi andrà verso il centro, quel luogo in cui non ho mai capito di cosa si parla, se la massima incarnazione è Casini, che parla da destra e si fa eleggere da sinistra.
Andrà in posizione tale da essere attraente per chi poi della questione sociale non si interessa più di tanto, ma magari di risparmiare sull’iva si. 
È sbagliato questo? Assolutamente no.
È sbagliato semmai non averlo fatto prima.
È sbagliato uscire e tenere nel partito ambiguamente propri uomini.
È sbagliato uscire e fare polemica per quelli che entreranno.
È sbagliato avere fatto il patto del nazareno.
Forse alla fine è semplicemente la storia che racconteremo ai nostri figli.
Ed adesso?
Adesso? 
Adesso Matteo Renzi cercherà evidenze per smarcarsi da un partito che ha fatto tutto quello che voleva, persino quando segretario non lo era più, quindi il governo avrà un giocatore in più. 
Conte più debole? Sino al primo tema mediatico proprio no. 
Dopo evidentemente si.
Ed il Pd?
Pian piano le correnti si allineeranno, i poteri si assesteranno e meno gente avrà vergogna nell’andare alle feste dell’unità.
Non sfuggo però alla curiosità di quanti sono arrivati sino a questo punto della lettura (penso molto molto pochi):
- si considero Renzi un buon politico ma non è stato un buon segretario del Pd;
- si sono contento che sia uscito dal Pd;
- si sono contento che rientrerà Bersani.


Buon proseguimento.

Ivano 

venerdì 6 settembre 2019

La mia parte intollerante

Sintesi di un ragazzo moderno:
- aspetto l’autobus, nel mentre mi svuoto le tasche a terra (cartacce per lo più) nonostante a pochi passi da me ci sia l’apposito cestino,
- non mi curo di niente,
- salgo sul bus metto i piedi sul sedile.

Ora, all’alba dei miei 30’anni, pochi o tanti fate voi, mi rendo conto di essere diventato intollerante.
Intollerante:
- a chi si sente il centro dell’universo quindi le sue cartacce sono meno cartacce delle altre, quindi che fa se le butto a terra,
- a chi si sente padrone del mondo non si sa per quale diritto divino,
- a chi “ma giusto da me dovete cominciare a fare rispettare le regole?”.

Mentre ci interroghiamo se il MoVimento 5 Stelle sia compatibile con il Partito Democratico, se Nicola Zingaretti abbia fatto bene a stare con Giuseppe Conte c’è un’intera generazione di genitori troppo stanchi per guardare i figli come, ormai a trent’anni, mio padre mi guarda se sto “marcando male” (se sono inopportuno o maleducato).
Ed un’intera generazione di ragazzi e ragazze che sono consapevoli di non avere un cervello, ma va bene così.

Forse 30’anni cominciano ad essere tanti.










Ivano Asaro


mercoledì 4 settembre 2019

Creatori ricchezza: ma dove li vede Mara Carfagna?

Ho letto che Mara Carfagna, si proprio lei, ha detto che questo è un governo, il Conte-bis, che riporta in auge il comunismo, o giù di lì insomma. 
A parte che sarebbe carino chiedere dove sta il comunismo nel governo Pd-5 stelle-Leu con un ministro dell’economia, Gualtieri, voluto dall’istituzione più liberale del mondo: il fondo monetario internazionale, per mano della stessa direttrice Christine Lagarde (la stessa che tra qualche mese sostituirà Mario Draghi alla Bce), ma poi come si può parlare di comunismo senza che nessuno dei ministri abbia quella storia e non sia stato varato alcun provvedimento. 
Ma la cosa più interessante che dice la Carfagna è un’altra: (cito quasi testualmente) “è un governo che sarà contro chi crea ricchezza in questo Paese”.
Chi crea ricchezza in questo paese? 
Perché secondo me non ci intendiamo sul punto.
Il governo sarebbe contro chi? 
Contro quei pizzaioli che si autodefiniscono imprenditori e poi pagano i camerieri 40 euro a servizio in nero, in spregio a qualsiasi diritto per il lavoratore?
Contro quei gestori di locali notturni che alle 12.30 del sabato sera hanno staccato due scontrini ?
Contro quei gestori di qualsivoglia attività commerciale che hanno abusato di “garanzia giovani”? 
Cara Mara Carfagna se il prossimo Governo sarà contro questi “creatori” di ricchezza non potrà che essere una cosa positiva.

Ivanoa Asarohttps://drive.google.com/uc?export=view&id=1U1larlQqdmfji3q4WTBr4gPM23ZzvQ63

martedì 3 settembre 2019

Considerazioni politiche agostane. Puntate “fine”.

Con il voto sulla piattaforma Rousseau, passaggio storicamente tutt’altro che banale, si chiude una querelle iniziata l’8 agosto con le parole di rottura del Ministro, ancora per qualche ora, Salvini.
È stato un agosto del tutto desueto per la politica e le istituzioni Repubblicane: mai in questo periodo dell’anno si erano consumati tali e tanti stravolgimenti.
Persino i commentatori più navigati hanno avuto lacune nel decifrare il presente e predire il futuro prossimo.
Certo: taluni filosofi di periferia avevano già detto tutto, ci mancherebbe.
Ora, con la lista dei ministri che ancora ufficialmente non esiste, che i rumor si fanno sempre più effervescenti, è il tempo di qualche notazione politica.
Ero e rimango contrario a questo governo.
Allo stato non trovo motivi per cambiare idea.
Quello che serviva al paese era un governo di personalità illustri, sul modello che 15 mesi fa il Presidente della Repubblica aveva già impostato con Cottarelli.
Un governo politico, obbrobrioso dal punto di vista della dinamica politica rischia di essere una zuppa slavata, che eviterà l’aumento dell’IVA e concorrerà a spegnere il motore del paese.
Il movimento 5 stelle ha rivendicato tutte le battaglie Salviniane e prima ancora ha adoperato mezzi e strumenti deleteri per la democrazia.
Il movimento 5 stelle ha, per anni, cercato, istituzionalizzando le fake news, di minare la democrazia rappresentativa, cavalcando l’onda anti-casta.
Come può questa forza “svoltare” verso un’ideale social Democratico?
Evidentemente anche il Pd ha le su manifeste dissonanze.
Un anno fa addirittura si tifò, dopo il voto del 4 marzo 2018, per un’alleanza giallo-verde, consegnando il paese al populismo più becero ed alla destra più meschina.
Sarebbe bastato un po’, al segretario di allora, di studio di 5a elementare per sapere che quando populismo e nazionalismo si fondono arriva il fascismo.
Invece no.
Per inseguire i sondaggi, sperando che anche lega e M5S si bruciassero alla prova del governo, si è lasciato ad una banda di avventurieri la possibilità di fare spregio al paese.
Oggi senza alcun senso si presta il fianco ad un governo che, speriamo di no, fallisca, e la prova è veramente ardua. Se così fosse spalancherebbe le porte alla lega ed a tutte le altre destre che tanto male fanno al paese ed alle istituzioni.
Sembra quasi che chi impone questa road map abbia il desiderio di vedere implodere il Pd, come a volere ripulire il campo in attesa di un soggetto nuovo (però questo facciamo finita che non l’ho detto).
Insomma il governo parte male, e potrebbe da subito prestarsi all’equivoco.
Chi nel Pd ha spinto per l’accordo con il Movimento 5 stelle non sottoscriverebbe neppure una delle iniziative che in teoria dovrebbe portare avanti, chi invece non voleva andare al governo dei Democratici adesso riflette sul fatto che il programma sembra essere scritto da quella sinistra che il Partito democratico non è mai stato.
Da Italiano spero che tutto vada per il meglio, così come urge e sommamente ringraziare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’unico vero statista in un palinsesto da brividi.

Ivano Asaro