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mercoledì 23 maggio 2012

La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.

venerdì 11 maggio 2012

Mazara: i politici ce li ho, l’ospedale mi manca...


Un giorno gli storici parleranno della nostra epoca come di una fase di passaggio, come di un naturale transito verso qualcosa di più grande, nel bene e nel male, che noi ancora non riusciamo a distinguere, ma che ci sta già dentro ed attorno. Come ogni fase di transito, dall’impero romano in poi, i cittadini non hanno coscienza degli anni che passano sopra la loro testa, ma più che altro delle scarpe che hanno ai loro piedi. Questo disegno, un po’ pessimista, vede com’è naturale che sia delle cause e delle conseguenze ma soprattutto delle circostanze. Quando un trasloco deve avvenire o un nuovo capo deve arrivare, l’incertezza su ciò che è da fare o su ciò che è legittimo aspettarsi che venga fatto è massima. Così anche oggi si hanno dubbi sul futuro, su cosa i giovani dovranno essere, su cosa gli anziani dovranno sopportare, perfino sul destino dell’aria che respireremo. Anche in Italia questo marasma sordo si sta compiendo. Certo però, da quando Garibaldi ha unito la nostra nazione, ci sono le fasi di pioggia e di sole, ma quando piove, non lo fa dappertutto con la stessa intensità. Se a Parma, città in cui i Grillini concorreranno al ballottaggio, si può ancora sperare è perché lo stato sociale, seppur scalfito, ancora esiste, e questo è retto in un circolo virtuoso da un tessuto sociale che non si arrende. Se però piove anche nell’ex paradiso parmense, da altre parti diluvia ormai da tempo: la provincia di Trapani. Questo territorio, specie nella sua parte meridionale, descritto come una terra impenetrabile ed oscura, annerita dalla latitanza, ormai da cartolina, di Matteo Messina Denaro, sembra non accontentarsi mai dei paradossi. Anzi, quasi vantandosene, ne è sempre alla ricerca di nuovi, più grandi. Mentre scrivo queste parole, lontano dalla mia terra, ma con il cuore tra gli amici mazaresi, mi suscita un po’ di rabbia parlare di un argomento che non è come gli altri, perché a Mazara del Vallo nel caso in questione, non si parla di buche o “quartare”. Parliamo di Salute! Miriadi di fatti sono accaduti nell’affaire ospedale: farne una scaletta seppur sommaria risulterebbe estenuante ed inutile, sia perché imprescindibile legge di natura è che il passato non si cambia, sia perché, come recita il titolo di una celebre film, c’è una “matassa”. Riconosco tanto la difficoltà della storia del nostro nosocomio nell’ultimo anno e mezzo che coloro i quali me l’hanno spiegata, mi hanno detto: “ci vuole tempo per capirla”. Per tanto cominciamo dagli ultimi fatti.

Il 23 aprile 2012 l’Asp ha proceduto, dopo consultazioni legali con l’avvocato di fiducia, alla seconda assegnazione per la gara d’appalto aggiudicatasi il 7 febbraio 2012 in favore di un raggruppamento d’imprese, risultato quindi vincitore. Di fatto però il vincitore viene estromesso perché si riscontrano problematiche circa la documentazione fornita, fatto che avrebbe potuto causare i ricorsi degli altri soggetti che avevano partecipato al bando. Proprio per questo si decide allora di rifare l’assegnazione, quando poi appare certo agli addetti ai lavori che la ditta esclusa, il primo vincitore, presenterà egli stesso ricorso per avere conto e ragione di quanto accaduto, fermando, è questa la tesi più accreditata, nuovamente l’iter dei lavori. Normali storture della macchina burocratica, direte. Il problema è che anche una goccia d’acqua se costante buca il marmo. Mazara, di fatto entrata nel vortice lecito e prevedibile del riordino prima regionale e poi provinciale, sembra non riuscire a vedere la luce. La gara d’appalto è solo l’ultimo tassello di un puzzle in cui le date di consegna servono ai politici per finire sui giornali, e le smentite provocano titoli per i politici avversi ai primi e disagi per la gente. Le foto che vedete lungo la pagina sono quelle dell’edificio, che adeguatamente ristrutturato, avrebbe dovuto essere il centro d’Emergenza, atto a fronteggiare la mancanza di un nosocomio efficiente. Come vedete non vi è possibilità alcuna di errore, il lavoro che doveva essere pronto da mesi è ben lontano dall’assomigliare ad un ospedale o pronto soccorso che sia. In questa situazione, in cui sarebbe facile confondersi e lasciar perdere, come spesso si fa sotto la bandiera della trinacria, non tutti agiscono così. Ecco che come al solito (per fortuna!) ci sono quelli che si sobbarcano l’incombenza di un impegno che dovrebbe essere di tutti ma che è sul groppone solo dei più coscienziosi, il Movimento di Azione Popolare, di cui in passato avevo già parlato, ed il comitato “pro Presidio d’Emergenza”. Anche e soprattutto a questi ho fatto riferimento per capire qualcosa di quello che stava avvenendo. E loro per la verità me lo hanno spiegato, sempre con il freno a mano tirato circa le valutazioni personali per la paura di una loro strumentalizzazione, cosa per altro cercata dai politici e che la rete non dimentica. Il quadro che descrivono vede come protagonisti principali: la dirigenza dell’ASP, l’assessore Russo ed il sindaco Cristaldi. Ognuno di loro in maniera diversa ha inciso su questa situazione, ognuno per propria competenza, vera o presunta in campagna elettorale, ma questi discorsi i comitati ed i movimenti non li fanno, limitandosi a formulare delle domande:

Questo ennesimo capitolo della saga (quello descritto sopra) porterà ulteriori ritardi, sulla pelle dei cittadini, ai lavori di ristrutturazione dell’ospedale?

Perché ad oggi i collegamenti da Mazara verso gli altri ospedali non sono stati creati a dovere?
Perché la gente che arriva negli ospedali limitrofi, Marsala e Castelvetrano, con i propri mezzi, deve essere costretta a liste d’attesa lunghissime, rendendoli consapevoli che non c’è stato alcun piano creato per l’aumento dell’utenza?

Perché l’assessore Russo ha sempre dato tempi che sono sembrati fuori dalla logica e non ha mai incontrato i movimenti, che a tutt’oggi aspettano?

Naturalmente le questioni sono parecchie altre, questo spero lo abbiate intuito, ma tradurre tutte le perplessità e rimostranze sarebbe gravoso e pressoché inutile in quanto le risposte si trovano, a mio avviso, ben al di là dei singoli fogli di carta dove la burocrazia incastona le aspettative del popolo e dove arrocca le proprie rendite di potere e di furbizia politica. Quindi le domande da porre sono altre, e queste appunto i movimenti, per avere cittadinanza in tutte le sedi politiche ed istituzionali, non possono porle, ma le nostre coscienze si. Ed allora lasciando aperta la porta alle smentite del caso, e sperando che queste arrivino, insieme alle spiegazioni, bisogna chiedere:

Risponderà la dirigenza dell’Asp per le sue mancanze, ad esempio quelle citate sopra? E poi chi dovrebbe imputarglielo non è chi a sua volta l’ha scelto?

L’assessore Russo, costretto dai bilanci regionali alla riforma, perché ha negato incontri ai movimenti? Non è che, consapevole di non vedere l’ospedale finito da assessore alla sanità siciliana, userà quest’argomento in probabili campagne elettorali future, adducendo responsabilità di suoi successori? Spero di no per lui, perché poco i cittadini hanno realmente capito di quello che lui vuole per l’ospedale, quindi non esiste nessuno che può bloccare un progetto che non si vede, e, quello per l’ospedale di Mazara, in cui lui ha messo la faccia, non si vede. 

Il sindaco Cristaldi, che tempo fa, addirittura, aveva dichiarato che non si sarebbe tirato indietro ad una richiesta del partito, Pdl, di correre per la poltrona di governatore siciliano, che pensa della situazione dell’ospedale, argomento cruciale per qualsiasi inquilino di Palazzo d’Orleans? Per carità non mi riferisco ai comunicati stampa, ma proprio a lui, perché nello scrivere questo testo ho spesso trovato, ricercando materiale, dichiarazioni del vice-sindaco Quinci, riferimenti al consulente del Sindaco, Asaro, ma mai una dichiarazione in cui Cristaldi dicesse: “Se non si fa così alzo una cornetta e sistemo tutto” o giù di li. Infondo lui era stato eletto, a furor di popolo, proprio con l’assicurazione che sarebbe stato un sindaco di valore con il pregio di avere un peso che conta nelle stanze dei bottoni. Forse queste porte non si aprono più o non si sono aperte per l’ospedale? O, forse per calcoli politici si è ritenuto più opportuno stare sull’uscio aspettando eventi più propizi?

E l’intera classe politica, novero che comprende soggetti di assoluto calibro, che hanno fatto nel particolare? Chi può dire ad oggi per l’ospedale: “noi abbiamo ottenuto questo risultato” (e non mi riferisco ad una conferenza o ad una promessa, ma a qualcosa di concreto!)? Anche questo i cittadini dovranno ricordarsi alle prossime elezioni, specie quando valuteranno che alcuni partiti come Forza del Sud, prima Pdl Sicilia, prima ancora Pdl in maggioranza con Lombardo, sono stati nella loro evoluzione prima a favore, poi a sfavore, poi di nuovo a favore, poi definitivamente a sfavore del governo Lombardo e quindi di Russo.

Alla fine non ci resta che sperare che i giochi politici non passino sopra la salute dei cittadini. E mi viene in mente un gioco: la conta delle figurine, che si faceva da piccoli. Quando si diceva: Baggio ce l’ho, Nesta mi manca. Così il mazarese medio, guardando all’Abele Ajello, potrebbe dire: i politici ce li ho, l’ospedale mi manca, paura crescente ce l’ho, la speranza per il futuro ce l’avevo ma l’ho persa. 




Ivano Asaro

domenica 6 maggio 2012

Lettera aperta al Ministro Corrado Passera


Per mandare l’e-mail al Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera:  segreteria.ministro@sviluppoeconomico.gov.it
Al Ministro Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera 
Tra pochi giorni, il 9 maggio, ricorrerà il trentaquattresimo anniversario dell’uccisione mafiosa del giornalista Peppino Impastato. L’Italia intera si appresta a commemorare il coraggio di un giovane che, insieme ai suoi compagni, dai microfoni di “Radio Aut” denunciava senza paura gli interessi mafiosi, a Cinisi e oltreoceano, del boss Badalamenti. Senza omissioni o connivenze, con la sola arma della libertà e dell’ironia. Pagando la sua dedizione e il suo coraggio, con la vita. Oggi, a trentaquattro anni da quel 9 maggio 1978, molti altri cronisti e operatori dell’informazione seguono il suo esempio rischiando ogni giorno per poter svolgere a testa alta e schiena dritta il lavoro di giornalisti. Tra questi: Giuseppe Maniaci e la sua redazione di Telejato, emittente televisiva con sede a Partinico.
Ad oggi, Telejato rischia ogni giorno di essere spenta definitivamente dallo Stato. Sembra paradossale, ma una legge della Repubblica porterebbe a quello che l’organizzazione criminale Cosa Nostra non è riuscita a fare. Da anni, infatti, la “televisione più piccola del mondo” trasmette “il tg più lungo del mondo” in una zona ad alta densità mafiosa (Alcamo, Partinico, Castellammare del Golfo, San Giuseppe Jato, Corleone, Cinisi, Montelepre) raggiungendo 22 comuni della Sicilia orientale, facendo informazione libera e denunciando il malaffare senza nascondersi. Proprio quest’attività sociale di denuncia è valsa al suo volto e alla redazione, svariate querele, intimidazioni (le ultime, pochi giorni fa), aggressioni e attentati. Telejato è una televisione locale comunitaria. In conformità con la Legge Mammì (n. 223 del 6 agosto 1990), quindi, ha uno statuto di Onlus e non quello di una Tv commerciale. Di qui, il limite agli spot pubblicitari: solo 3 minuti ogni ora di trasmissione. A mettere a rischio l’esistenza stessa di Telejato e l’incolumità dei suoi artefici, oltre alla mafia anche lo switch-off, il passaggio cioè dall’analogico al digitale nel mese di giugno in Sicilia.
Il governo Monti, nelle scorse settimane, ha messo fine alla beffa del “beauty contest” stabilendo il ricorso ad un’asta. Telejato, così come le altre 200 televisioni comunitarie, però, proprio per il suo status di televisione comunitaria e di onlus è priva di un bilancio adeguato a partecipare all’asta, vedendo così inesorabilmente cancellata la sua possibilità di trasmissione. Noi ci chiediamo e Le chiediamo: il legislatore ha riflettuto sulle conseguenze dello spegnimento di Telejato? Telejato deve essere considerato un bene culturale, al pari di ogni altro monumento artistico italiano: se l’arte rinnova i popoli, anche la controinformazione di Telejato in Sicilia può farlo. L’informazione può aiutare giovani e meno giovani a prendere coscienza di quello che li circonda e a scegliere. La scelta contribuirà a migliorare una delle regioni d’Italia, da qui anche la nostra Repubblica lo sarà.
Quello che in questa sede, come cittadini di uno Stato che dalla sua fondazione si ritiene uno stato democratico, vogliamo portare alla Sua attenzione è il grave danno che sarà apportato al sistema informativo e al diritto alla libera informazione dei cittadini.
Provvedere alla tutela delle televisioni comunitarie e locali affinché possano continuare a trasmettere e conservare il loro ruolo di strumento informativo locale. Bisogna assolutamente evitare che cali il silenzio e l’indifferenza sull’informazione antimafia. Sarebbe un atto concreto importante delle istituzioni nella lotta alla criminalità e per la tutela della democrazia del nostro Paese. In ultimo,vogliamo porre alla Sua attenzione un aspetto umano drammatico, crudo, scevro da retorica: la mafia uccide. La mafia non dimentica. La mafia colpisce più facilmente quando cala il silenzio e l’opinione pubblica si distrae. L’informazione rappresenta il sistema immunitario dell’opinione pubblica: se calano le difese immunitarie è più attaccabile. Ad essere uccisi sarebbero molte coscienze, ma prima d’ogni altro lo Stato italiano deve avere a cuore le sorti dell’uomo e cittadino Pino Maniaci e dei suoi familiari.
Certi della Sua attenzione, rimaniamo in attesa di un Suo riscontro.
DIECIeVENTICINQUE
Associazione Antimafie Rita Atria
I Siciliani Giovani

Cosimo Cristina (1960)
Mauro De Mauro (1970)
Giovanni Spampinato (1972)
Peppino Impastato (1978)
Mario Francese (1979)
Giuseppe Fava (1984)
Giancarlo Siani (1985)
Mauro Rostagno (1988)
Beppe Alfano (1993)