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lunedì 27 gennaio 2020

Elezioni in Emilia Romagna e non solo...SALVINI PERDE



Elezioni in Emilia Romagna e non solo...SALVINI PERDE
Passata la sbornia, raccontati i numeri, resta un dato: Salvini ha perso in Emilia. Alcuni raccontano che è stata una sconfitta di misura (non è così), ma non importa di quanto si vinca o si perda, l’importante è chi siederà sugli scranni della maggioranza. 
Salvini aveva un’occasione, l’ha giocata con le sue carte, ancora più rinvigorite, ancora più incivili, ancora più “fascistoidi”.
Non è servito. Salvini ha perso.
Basterebbe questo, ma non è tutto qui. 
Ci sarà il tempo per analisi più approfondite, ci sarà.
Oggi scrivetelo e pensatelo: 
SALVINI PERDE, NON È IMBATTIBILE. SALVINI PERDE



Ivano Asaro

venerdì 24 gennaio 2020

La scorsa settimana, nella mia città (#mazaradelvallo), diversi esponenti della comunità #leghista cittadina hanno reso pubblico il messaggio di condivisone della “eventuale responsabilità penale”(che in diritto non esiste e politicamente, in questo caso, almeno discutibile) per il caso #Gregoretti.
La politica è politica, ci mancherebbe.
Ma se tale è mi aspetto la coerenza, il seguire il metodo e le idee sino in fondo.
Consequenziali dovrebbero perciò essere i video in cui a suonare sono i citofoni di spacciatori, ladri, e soprattutto mafiosi locali.
Purtroppo nel nostro caso non ci sarebbe neppure bisogno di coinvolgere innocenti.

Ivano Asaro
“Allora, facciamola facile. Quando tutta questa brutta storia è cominciata proposi, insieme ad amici, ai candidati sindaci (di molti anni fa s’intende) di esprimere vicinanza e solidarietà, anche concreta al giornalista Rino Giacalone.
Non perché lo stesso sia, e lo è, un esempio; non perché sia, e lo è, un Giornalista con la G maiuscola e la penna ferma; non perché, e lo era, giusto farlo;
Lo feci perché sarebbe stato orgoglio e vanto per la città di #Mazara_del_Vallo.
Ora non si è in campagna elettorale, ed alla luce di una sentenza che va rispettata giuridicamente e civicamente, ma di certo non moralmente, chiedo: Sindaco Salvatore Quinci lei è solidale con il giornalista Rino Giacalone? Ovviamente la domanda è implicitamente rivolta a tutta a tutta la Giunta comunale di Mazara ed al Consiglio Comunale.#mazara #legalità”.

Ivano Asaro

domenica 12 gennaio 2020

Lettera a Zingaretti ed al “partito nuovo”

Egregio Segretario, 
scrivo anche a Lei, come a taluni suoi predecessori in via del Nazareno. 
Anche per le precedenti missive, come per questa, non nutrivo, quindi non nutro, la speranza che il messaggio arrivi a destinazione.
La speranza è che la rete veicoli il messaggio a chi è in attesa di alcune parole; che altri colgano il titolo per scovare contenuti.
In piena sincerità, egregio Segretario, mi rivolgerò a lei ma parlerò a quanti vorranno leggere.
Comincio da una storia.
C’è un padre, una madre, un figlio ed una nuora. In realtà c’è pure una figlia, ma ci arriviamo.
Il posto è un fast food, il più famoso dei fast food. La città è una perla, rara, grezza, deturpata: Palermo.
I quattro sono costretti a vedersi li, di sfuggita, per tempi, luoghi di lavoro, costi che ormai non risparmiano neppure le feste.
Il padre, uscito dalla cassaintegrazione fa un lavoro infattibile a 60, demansionato rispetto al passato, ma silenzioso, perché c’è un mutuo da pagare. 
La madre, amministrativa a scuola, dopo un decennio fuori città, fuori provincia, fuori regione, è riuscita ad avvicinarsi a casa, ma adesso non ha più 35 anni, ma 15 di più, e nel frattempo la vita è trascorsa inseguendo una sicurezza economia che il marito non ha potuto garantire. 
Il figlio, laureato, magari di talento, fa uno di quei lavori che ingrassano le multinazionali e sfruttano i sottoposti; nella penuria generale si accontenta e spera in altro.
La nuora, lavora, si spacca la schiena e sogna una famiglia. Intanto vive la sua età ed il suo amore 36 ore a settimana, come fosse una relazione abusiva. 
In tutto ciò manca una figlia, che il posto l’ha pure avuto, ma viene sfruttata anche lei, e vive in tutt’altro posto rispetto al resto della famiglia.
Attorno a loro un vortice di Rider, abusivi, disperati che vagano e nessun bambino, figuriamoci sorrisi.
Perché questa storia? Perché queste sono storie vere, sono storie che incontriamo tra la gente ed i marciapiedi.
Sono storie che si incontrano nell’indifferenza anche delle persone coinvolte.
Nessun giovane si indigna se un suo coetaneo è sfruttato, nessun anziano si indigna per un coetaneo abbandonato, nessuno ha più una coscienza, quasi nessuno.
Spesso sento dire che la sinistra deve ripartire, neanche fosse un’automobile; che bisogna parlare alla gente, neanche fosse uno psicologo; che deve trovare le parole giuste, neanche giocassimo alla settimana enigmistica.
Egregio Segretario, ho letto in queste ore che vuole fare un “partito nuovo” che dovrà ripartire, parlare alla gente, trovare le parole giuste.
Tutte cose vuote che sento dai tempi di Veltroni. 
Mi permetto di darle qualche consiglio dalla vita reale.
Segretario dica poche cose chiare, poche e chiare.
Qualcuna mi permetto di suggerirla io:
  • multa di 500 euro l’ora per ogni singola ora di straordinario non retribuito (50% a carico del datore e 50% a carico del lavoratore);
  • Obbligo di badge per ogni singolo lavoratore (pubblico e privato);
  • limite del contante a 400 euro;
  • legge sulla democrazia interna ai partiti;
  • salario minimo;
  • alta velocità da Salerno sino alla provincia di Trapani. 
Ecco Segretario, se vuole, dica queste cose. 
Il resto verrà da se.

Ivano Asaro



mercoledì 1 gennaio 2020

*Quello strano, vecchio, solito morbo.*

Il tempo delle feste è il tempo del ritorno.
Ritorni a casa per tanti giorni consecutivi,
Ritorni a parlare con parenti e conoscenti che non vedevi da tempo,
Ritorni su pensieri che avevi scordato e di conseguenza ritorni su ragionamenti che avevi archiviato.
Poi ti rendi conto che certe cose non cambiano mai.
Senti battute su un albero di Natale che si distrugge per il brutto tempo su cui l’amministrazione avrebbe colpe cosmiche, ascolti dubbioso affermazioni giuridicamente fantasiose ed addirittura percepisci che c’è voglia di un passato non troppo lontano.
Provi pure a dire la tua:
provi a ricordare che le strade rosse sono state cavolate inutili, provi a dire che il problema dell’immondizia era una bomba con un timer acceso dal momento in cui si annunciò la differenziata in modo dissennato, cerchi di ricordare che non c’è un numero, che sia uno, che denoti che Mazara in 10 sia diventata capitale, sia migliorata.
Stremato parli della Spiaggia Di Tonnarella, per l’ennesima volta impraticabile nonostante 10 anni di promesse, della ferrovia che nonostante 10 anni di promesse taglia ancora in due la città.
Ma alla fine ti arrendi.
Capisci che le persone vogliono solamente decidere chi sia il proprio padrone, alcune hanno il privilegio di decidere la lunghezza della catena.
Questa città potrà cambiare sindaco centinaia di volte ma la malafede e l’ignoranza sono una cuccia troppo comoda per potervi rinunciare.

Ivano Asaro


Ci sono posti

Ci sono posti in cui tutto appare più chiaro, più nitido. Anche davanti le confusioni, le ansie, persino il buio dello sconforto, ci sono posti in cui provi ad immaginare la via, a godere del freddo, del silenzio e di quei pochi attimi che sottrai alla corsa perenne che sentiamo sotto i piedi e sopra la testa. Famiglie divise, amicizie smembrate, tradizioni ostentante e corrose dalle necessità. Abbiamo consegnato al nostro tempo lo scalpo dei buoni sentimenti, applichiamo inconsapevolmente il cinismo, che subiamo, ai nostri affetti più profondi. Gioiamo solo di attimi, quasi obbligati, prima che il nostro dovere ci riporti a vite asciutte e perennemente presenti.
Quindi, per la prima volta a mia memoria, so cosa chiedere all’anno che verrà: la speranza. Non una luce alla fine del tunnel, una speranza concreta. La speranza di tornare a casa, di assaporare la libertà, di chiamare il proprio futuro famiglia, di correre dietro ai nipoti, di avere la voglia, di avere i motivi per cui lottare, di trovare la strada verso la serenità. Ecco, forse per l’età, forse per le esperienze, forse per i troppi “ciao” detti davanti una fermata, auguro un 2020 pieno di speranza e di speranze.

Ivano Asaro