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domenica 12 gennaio 2020

Lettera a Zingaretti ed al “partito nuovo”

Egregio Segretario, 
scrivo anche a Lei, come a taluni suoi predecessori in via del Nazareno. 
Anche per le precedenti missive, come per questa, non nutrivo, quindi non nutro, la speranza che il messaggio arrivi a destinazione.
La speranza è che la rete veicoli il messaggio a chi è in attesa di alcune parole; che altri colgano il titolo per scovare contenuti.
In piena sincerità, egregio Segretario, mi rivolgerò a lei ma parlerò a quanti vorranno leggere.
Comincio da una storia.
C’è un padre, una madre, un figlio ed una nuora. In realtà c’è pure una figlia, ma ci arriviamo.
Il posto è un fast food, il più famoso dei fast food. La città è una perla, rara, grezza, deturpata: Palermo.
I quattro sono costretti a vedersi li, di sfuggita, per tempi, luoghi di lavoro, costi che ormai non risparmiano neppure le feste.
Il padre, uscito dalla cassaintegrazione fa un lavoro infattibile a 60, demansionato rispetto al passato, ma silenzioso, perché c’è un mutuo da pagare. 
La madre, amministrativa a scuola, dopo un decennio fuori città, fuori provincia, fuori regione, è riuscita ad avvicinarsi a casa, ma adesso non ha più 35 anni, ma 15 di più, e nel frattempo la vita è trascorsa inseguendo una sicurezza economia che il marito non ha potuto garantire. 
Il figlio, laureato, magari di talento, fa uno di quei lavori che ingrassano le multinazionali e sfruttano i sottoposti; nella penuria generale si accontenta e spera in altro.
La nuora, lavora, si spacca la schiena e sogna una famiglia. Intanto vive la sua età ed il suo amore 36 ore a settimana, come fosse una relazione abusiva. 
In tutto ciò manca una figlia, che il posto l’ha pure avuto, ma viene sfruttata anche lei, e vive in tutt’altro posto rispetto al resto della famiglia.
Attorno a loro un vortice di Rider, abusivi, disperati che vagano e nessun bambino, figuriamoci sorrisi.
Perché questa storia? Perché queste sono storie vere, sono storie che incontriamo tra la gente ed i marciapiedi.
Sono storie che si incontrano nell’indifferenza anche delle persone coinvolte.
Nessun giovane si indigna se un suo coetaneo è sfruttato, nessun anziano si indigna per un coetaneo abbandonato, nessuno ha più una coscienza, quasi nessuno.
Spesso sento dire che la sinistra deve ripartire, neanche fosse un’automobile; che bisogna parlare alla gente, neanche fosse uno psicologo; che deve trovare le parole giuste, neanche giocassimo alla settimana enigmistica.
Egregio Segretario, ho letto in queste ore che vuole fare un “partito nuovo” che dovrà ripartire, parlare alla gente, trovare le parole giuste.
Tutte cose vuote che sento dai tempi di Veltroni. 
Mi permetto di darle qualche consiglio dalla vita reale.
Segretario dica poche cose chiare, poche e chiare.
Qualcuna mi permetto di suggerirla io:
  • multa di 500 euro l’ora per ogni singola ora di straordinario non retribuito (50% a carico del datore e 50% a carico del lavoratore);
  • Obbligo di badge per ogni singolo lavoratore (pubblico e privato);
  • limite del contante a 400 euro;
  • legge sulla democrazia interna ai partiti;
  • salario minimo;
  • alta velocità da Salerno sino alla provincia di Trapani. 
Ecco Segretario, se vuole, dica queste cose. 
Il resto verrà da se.

Ivano Asaro



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