“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?”
[Pippo Fava]
Ci sono esperienze che ti cambiano dentro, ti rendono consapevole di aver fatto parte seppur in modo marginale, di una piccola pagina o paragrafo della storia di questa nostra travagliata terra.
È la storia di un uomo, che con coraggio, spirito di sacrificio ed irriverenza, affronta quotidianamente ed in prima linea, le schiere del malaffare e della Mafia.
È la storia di un giornalista che ha scommesso la propria vita sulla continua ricerca della verità e della giustizia.
È la storia di una piccola grande emittente televisiva con sede a Partinico che tramite le inchieste, le denuncie e le notizie cerca di dar voce ad una Sicilia che spera.
È la Storia che giorno dopo giorno, TG dopo TG sta scrivendo il celebre Pino Maniaci davanti le telecamere della sua stessa, ancor più popolare cretura: Telejato.
Le eroiche campagne di Pino contro cosa nostra sono note, documentate, e ricercabili in qualsivoglia mezzo d’informazione che sia esso cartaceo o informatico; e comunque altri meglio di me saprebbero pronunciarsi a riguardo.
Allora perché scrivere questo articolo?
Premetto che esso nasce poche ore dopo la fine di una settimana passata al fianco del direttore e alla (dinamica) redazione di Telejato composta da giovani provenienti da ogni parte d’Italia.
Gli stessi giovani che a Bologna, Parma, Perugia, Piacenza, (per fare qualche esempio) riempiono le aule universitarie o piazze, organizzano eventi, cortei, raccolgono fondi a nome e nel nome di Pino Maniaci divenuto simbolo di legalità e lotta alla mafia, talvolta anche all’estero.
Tutto magnifico ma c’è un'altra faccia della medaglia, come spesso mi capita di constatare, ciò che per pochi Sicilianiè di fondamentale importanza, d’esempio, da stimolo per andare avanti e credere nel cambiamento, nella cultura, nella legalità, per molti altri, troppi altri tutto ciò è ignoto, totalmente sconosciuto. Come se la lotta alla mafia fosse cosa per pochi. Come se la lotta alla mafia fosse soltanto commemorare i morti.
NO, Non credo sia possibile, per chi ama e vive questa terra, per chi almeno un po’ crede nel cambiamento, non conoscere Pino Maniaci.
In fondo non dovrei meravigliarmi, il 19 Luglio, per le strade di Palermoc’erano ragazzi che quasi sorpresi o infastiditi, ci chiedevano quale fosse il motivo di quella “rumorosa” manifestazione.
(no comment).
Ecco il senso di questo breve articolo, forse con un po’ di presunzione, spero che a qualcuno il messaggio arrivi, che qualcuno leggendo queste parole possa scoprire un interesse anche minimo nei valori che furono di Pippo Fava, Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutte le vittime di mafia.
I valori che ancora oggi sulle gambe di Pino Maniaci tracciano il sentiero della storia.
Sta a noi seguirlo o cancellare le orme.
Diodato Pasquale.