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sabato 13 dicembre 2014

Bologna. Pippo Civati rilancia #èPossibile: vale a dire Vorrei ma non Posso

                                                                   

E' una Bologna ancora tramortita dall'astensione elettorale, quella che accoglie il nuovo appuntamento organizzato da Pippo Civati. Il luogo è lo stesso di circa un anno fa, quando al centro del dibattito c'era la fiducia al nascente governo Renzi: “le Scuderie” di Via Zamboni, in pieno centro univesitario.


La gente accorsa, tanta, così tanta da fare descrivere la manifestazione come certamente riuscita, era variopinta e curiosa: c'erano i nostalgici, i sentimentali, i visionari, i realisti puri, i docenti e gli alunni. Insomma tra arrabbiati e cassaintegrati, vecchi e giovani, c'erano tutte le anime di quella che si chiamava sinistra, ed oggi è “l'altra Sinistra”, perché la prima è quella Renziana.
Oggi c'era la sinistra “senza camicia bianca”, parafrasando diverse battute lanciate dal palco. C'era il popolo dei sindacati, anche quelli più oscuri e sconosciuti, c'erano i non rappresentati, come le partite IVA, c'erano gli storici, gli uomini di fabbrica e tanti altri.



Dicevamo della manifestazione, riuscita nei numeri e nella logistica. Per rispondere al mistero del Patto del Nazareno, Civati lancia, con il suo staff, il Patto Repubblicano: un programma di governo che i vecchi comunisti avrebbero difficoltà a digerire, ma nella confusione odierna sembra un testo di Stalin. A parlare e parlarne sono stati volti noti e poco noti, questi ultimi a rivendicare il peso di una realtà pesante.
Sul palco si sono alternati rappresentanti della cultura precaria, del mondo dell'università costretti ad emigrare, delle partite IVA che non evadono le tasse ma che non ce la fanno a pagarle e con esse i contributi, attivisti ambientali, rappresentanti edili. Si è visto sostanzialmente il contrario di quello che si vede alla Leopolda. Non ci sono stati imprenditori rampanti, non ci sono stati finanzieri di dubbia fiscalità, e si è potuto parlare di una società che dalla realtà va verso il futuro con un sogno, e non di un progetto da sogno che non considera il presente e mistifica il futuro. Oggi c'è stato tutto questo, con importanti appunti di personaggi illustri. Al vetriolo ed accorato il discorso di Corradino Mineo, senatore Siciliano, di area Bersaniana, da un anno sulle posizioni, anche se non rigidamente, di Civati. Mineo mette in guardia dall'apologia dell'uomo solo al comando, tema di cui il nostro paese ha notissimi esempi tragici, e parla male, anzi in maniera perentoria della riforma Costituzionale Renzi-Berlusconi, nota alle masse come Patto del Nazareno, delineandola in quale modo quasi totalitaria, non democratica, da eliminare. Intervento di spicco anche quello del Prof. Revelli, che ha definito il Pd come un Organismo geneticamente modificato, che fa cose che piacciono ad Alfano e Berlusconi e non sono gradite a chi sta nelle fabbriche, nelle scuole, senza lavoro.
Tutto bello anche il clima di riscossa, di rilancio, si fanno i nomi di Tsipras, di Podemos, e di altre realtà europee che potrebbero essere sponde di un meccanismo di allargamento continentale dei temi della sinistra viva e vibrante.
Tutto bello, se però alla fine di ogni discorso non fosse quasi sottintesa l'ammissione di immobilismo e di sconfitta. Civati, Mineo, Pastorino, ed altri, hanno coerentemente con quanto detto votato contro il Jobs Act, la riforma del lavoro proposta dal governo Renzi, che però è passata. Civati stesso come massima ammissione e propulsione riesce a dire che se si andasse a votare a marzo non si ricandiderebbe in questo Pd, ma non lancia un progetto alternativo.
Insomma è una lotta tra i Renziani che non vogliono gente come Civati nel Pd, ma non possono cacciarli a meno di clamorosi errori da una parte o dall'altra, ed i Civatiani che non vogliono più appoggiare Renzi, ma almeno per ora evitano la scissione e di andare a formare un partitino del tutto minoritario ed influente, dimenticabile in fretta.
Inoltre dagli interventi, oltre ad ottimi spunti civici, quasi strani in questo momento di scoraggiamento, si è visto quel gusto sadico della sinistra, ovvero quella propensione a dividersi sempre e comunque. Non sono mancate infatti battute tra Partite Iva e sindacati, per lo scarso interesse che questi hanno avuto per i non rappresentati, e tra lavoratori pubblici e privati, nell'infinito tema delle tutele.


Lo sguardo adesso passa alla direzione nazionale del PD di domani, con il clima da resa dei conti, si attende la replica del presidente del Consiglio ai dissidenti.








Ivano Asaro
Ivano Asaro

Bologna. Pippo Civati rilancia #èPossibile: vale a dire Vorrei ma non Posso

                                                                   

E' una Bologna ancora tramortita dall'astensione elettorale, quella che accoglie il nuovo appuntamento organizzato da Pippo Civati. Il luogo è lo stesso di circa un anno fa, quando al centro del dibattito c'era la fiducia al nascente governo Renzi: “le Scuderie” di Via Zamboni, in pieno centro univesitario.


La gente accorsa, tanta, così tanta da fare descrivere la manifestazione come certamente riuscita, era variopinta e curiosa: c'erano i nostalgici, i sentimentali, i visionari, i realisti puri, i docenti e gli alunni. Insomma tra arrabbiati e cassaintegrati, vecchi e giovani, c'erano tutte le anime di quella che si chiamava sinistra, ed oggi è “l'altra Sinistra”, perché la prima è quella Renziana.
Oggi c'era la sinistra “senza camicia bianca”, parafrasando diverse battute lanciate dal palco. C'era il popolo dei sindacati, anche quelli più oscuri e sconosciuti, c'erano i non rappresentati, come le partite IVA, c'erano gli storici, gli uomini di fabbrica e tanti altri.



Dicevamo della manifestazione, riuscita nei numeri e nella logistica. Per rispondere al mistero del Patto del Nazareno, Civati lancia, con il suo staff, il Patto Repubblicano: un programma di governo che i vecchi comunisti avrebbero difficoltà a digerire, ma nella confusione odierna sembra un testo di Stalin. A parlare e parlarne sono stati volti noti e poco noti, questi ultimi a rivendicare il peso di una realtà pesante.
Sul palco si sono alternati rappresentanti della cultura precaria, del mondo dell'università costretti ad emigrare, delle partite IVA che non evadono le tasse ma che non ce la fanno a pagarle e con esse i contributi, attivisti ambientali, rappresentanti edili. Si è visto sostanzialmente il contrario di quello che si vede alla Leopolda. Non ci sono stati imprenditori rampanti, non ci sono stati finanzieri di dubbia fiscalità, e si è potuto parlare di una società che dalla realtà va verso il futuro con un sogno, e non di un progetto da sogno che non considera il presente e mistifica il futuro. Oggi c'è stato tutto questo, con importanti appunti di personaggi illustri. Al vetriolo ed accorato il discorso di Corradino Mineo, senatore Siciliano, di area Bersaniana, da un anno sulle posizioni, anche se non rigidamente, di Civati. Mineo mette in guardia dall'apologia dell'uomo solo al comando, tema di cui il nostro paese ha notissimi esempi tragici, e parla male, anzi in maniera perentoria della riforma Costituzionale Renzi-Berlusconi, nota alle masse come Patto del Nazareno, delineandola in quale modo quasi totalitaria, non democratica, da eliminare. Intervento di spicco anche quello del Prof. Revelli, che ha definito il Pd come un Organismo geneticamente modificato, che fa cose che piacciono ad Alfano e Berlusconi e non sono gradite a chi sta nelle fabbriche, nelle scuole, senza lavoro.
Tutto bello anche il clima di riscossa, di rilancio, si fanno i nomi di Tsipras, di Podemos, e di altre realtà europee che potrebbero essere sponde di un meccanismo di allargamento continentale dei temi della sinistra viva e vibrante.
Tutto bello, se però alla fine di ogni discorso non fosse quasi sottintesa l'ammissione di immobilismo e di sconfitta. Civati, Mineo, Pastorino, ed altri, hanno coerentemente con quanto detto votato contro il Jobs Act, la riforma del lavoro proposta dal governo Renzi, che però è passata. Civati stesso come massima ammissione e propulsione riesce a dire che se si andasse a votare a marzo non si ricandiderebbe in questo Pd, ma non lancia un progetto alternativo.
Insomma è una lotta tra i Renziani che non vogliono gente come Civati nel Pd, ma non possono cacciarli a meno di clamorosi errori da una parte o dall'altra, ed i Civatiani che non vogliono più appoggiare Renzi, ma almeno per ora evitano la scissione e di andare a formare un partitino del tutto minoritario ed influente, dimenticabile in fretta.
Inoltre dagli interventi, oltre ad ottimi spunti civici, quasi strani in questo momento di scoraggiamento, si è visto quel gusto sadico della sinistra, ovvero quella propensione a dividersi sempre e comunque. Non sono mancate infatti battute tra Partite Iva e sindacati, per lo scarso interesse che questi hanno avuto per i non rappresentati, e tra lavoratori pubblici e privati, nell'infinito tema delle tutele.


Lo sguardo adesso passa alla direzione nazionale del PD di domani, con il clima da resa dei conti, si attende la replica del presidente del Consiglio ai dissidenti.








Ivano Asaro
Ivano Asaro

mercoledì 3 dicembre 2014

Noi siamo TeleJato, voi assassini non ci fermerete.


Pianto, si ho pianto.
Si parlo di voi, anzi parlo con voi. Parlo a quegli stronzi senza palle che hanno ucciso due animali indifesi, mascotte imprescindibili di Pino Maniaci e della redazione di Telejato. Parlo con voi, e mai sarei stato convinto di scendere così in basso. Io quelli come voi neanche li saluto, non mi sognerei mai di condividerci un caffè, figuriamoci di dedicarvi miei pensieri, parole, articoli. Nonostante ciò questa volta mi avete fregato. Questa volta avete messo in discussione il coraggio degli uomini, la dignità delle persone. Avete giocato satanicamente con i sentimenti più intimi e profondi che un essere umano abbia. 


Vi siete messi, da poveri imbecilli, in una battaglia più grossa di voi. Voi non siete mafiosi, i mafiosi sono altri; voi non siete delinquenti, i delinquenti sono altri; voi siete dei poveri imbecilli, che forse neanche le loro madri guarderebbero in faccia se sapessero da dove proviene il sangue che hanno sulle mani, la benzina sulle loro scarpe. Siete stati in grado di inclinare la speranza con atti di pura viltà. Forse perderò la dignità con questo articolo, forse con il solo fatto di ammettervi tra i miei pensieri perderò la mia faccia, ma a voi cretini che sognate qualche titolo di giornale e qualche complimento da un cretino più vecchio e potente di voi, quindi ancora più balordo, cos'è Telejato voglio spiegarlo.

Telejato è una palestra di vita. Il sudore dietro un microfono, l'emozione della diretta, la pasta di Mamma Patrizia, il sorriso di Simona, l'ardore di Giovanni, la competenza di Letizia. Telejato è scuola. I testi scritti in fretta e furia, le spiegazioni da dare ed i cazziatoni da prendersi. Telejato è passione. Le sere d'estate in trenta attorno ad un tavolo e quella dopo in due a parlare delle interviste al sindaco od al magistrato. Telejato ti fa conoscere la gente, ti fa amare la vita. Telejato è il motivo di orgoglio di quel territorio, Telejato è il motivo d'orgoglio della mia terra. Telejato è la telecamera in mano ad Arianna, è il baffo di Nicola ed il sorriso di Francesca; Telejato è la visita di Fra Giosuè e la confusione di Giulia; Telejato è lo sguardo convinto di Adriana e quello dolce Giulia. Telejato è la schiena curva sul monitor di Fabio, le telefonate di Salvo, i disegni di Noemi. Telejato è “Cucciolino”, l'altro cane che vive a Casa Telejato. Telejato sono i ragazzi di Cuneo, Telejato sono i giovani che vengono in visita. Telejato è Salvo Vitale. Telejato è Telejato.
Ma tu che bruci auto per goduria od ordine, che sevizi animali indifesi e poi li consegni ad una fine indegna, che cazzo vuoi capirne? Tu sporco essere che ti addormenterai anonimamente citato dalle televisioni locali e dai giornali nazionali, non puoi capire quello che ti dico. Che ne sai del sorriso di una conquista afflitto, come sei, nella melma che ti circonda.
L'ultima cosa voglio dirti, con tutta la rabbia che ho, e le lacrime che mi restano, fin qui non ho neanche una volta citato Pino Maniaci concretamente, ma forse il tuo intelletto scarso non te lo ha fatto notare, e non l'ho fatto perché lui venga dopo, ma perché lui viene Prima, anzi è Sopra. Lui è l'autore e la fiamma di tutto questo. Pino Maniaci è Telejato, Io sono Telejato, Noi siamo Telejato. Tu sei solo un pezzo di merda a cui ho dedicato troppa attenzione.
















































Ivano Asaro


Noi siamo TeleJato, voi assassini non ci fermerete.


Pianto, si ho pianto.
Si parlo di voi, anzi parlo con voi. Parlo a quegli stronzi senza palle che hanno ucciso due animali indifesi, mascotte imprescindibili di Pino Maniaci e della redazione di Telejato. Parlo con voi, e mai sarei stato convinto di scendere così in basso. Io quelli come voi neanche li saluto, non mi sognerei mai di condividerci un caffè, figuriamoci di dedicarvi miei pensieri, parole, articoli. Nonostante ciò questa volta mi avete fregato. Questa volta avete messo in discussione il coraggio degli uomini, la dignità delle persone. Avete giocato satanicamente con i sentimenti più intimi e profondi che un essere umano abbia. 


Vi siete messi, da poveri imbecilli, in una battaglia più grossa di voi. Voi non siete mafiosi, i mafiosi sono altri; voi non siete delinquenti, i delinquenti sono altri; voi siete dei poveri imbecilli, che forse neanche le loro madri guarderebbero in faccia se sapessero da dove proviene il sangue che hanno sulle mani, la benzina sulle loro scarpe. Siete stati in grado di inclinare la speranza con atti di pura viltà. Forse perderò la dignità con questo articolo, forse con il solo fatto di ammettervi tra i miei pensieri perderò la mia faccia, ma a voi cretini che sognate qualche titolo di giornale e qualche complimento da un cretino più vecchio e potente di voi, quindi ancora più balordo, cos'è Telejato voglio spiegarlo.

Telejato è una palestra di vita. Il sudore dietro un microfono, l'emozione della diretta, la pasta di Mamma Patrizia, il sorriso di Simona, l'ardore di Giovanni, la competenza di Letizia. Telejato è scuola. I testi scritti in fretta e furia, le spiegazioni da dare ed i cazziatoni da prendersi. Telejato è passione. Le sere d'estate in trenta attorno ad un tavolo e quella dopo in due a parlare delle interviste al sindaco od al magistrato. Telejato ti fa conoscere la gente, ti fa amare la vita. Telejato è il motivo di orgoglio di quel territorio, Telejato è il motivo d'orgoglio della mia terra. Telejato è la telecamera in mano ad Arianna, è il baffo di Nicola ed il sorriso di Francesca; Telejato è la visita di Fra Giosuè e la confusione di Giulia; Telejato è lo sguardo convinto di Adriana e quello dolce Giulia. Telejato è la schiena curva sul monitor di Fabio, le telefonate di Salvo, i disegni di Noemi. Telejato è “Cucciolino”, l'altro cane che vive a Casa Telejato. Telejato sono i ragazzi di Cuneo, Telejato sono i giovani che vengono in visita. Telejato è Salvo Vitale. Telejato è Telejato.
Ma tu che bruci auto per goduria od ordine, che sevizi animali indifesi e poi li consegni ad una fine indegna, che cazzo vuoi capirne? Tu sporco essere che ti addormenterai anonimamente citato dalle televisioni locali e dai giornali nazionali, non puoi capire quello che ti dico. Che ne sai del sorriso di una conquista afflitto, come sei, nella melma che ti circonda. 
L'ultima cosa voglio dirti, con tutta la rabbia che ho, e le lacrime che mi restano, fin qui non ho neanche una volta citato Pino Maniaci concretamente, ma forse il tuo intelletto scarso non te lo ha fatto notare, e non l'ho fatto perché lui venga dopo, ma perché lui viene Prima, anzi è Sopra. Lui è l'autore e la fiamma di tutto questo. Pino Maniaci è Telejato, Io sono Telejato, Noi siamo Telejato. Tu sei solo un pezzo di merda a cui ho dedicato troppa attenzione.













































Ivano Asaro