Nel pomeriggio di Venerdì a Durban scendono in campo due formazioni storiche, grandi rivali, grandi picchiatori (almeno nei loro precedenti), l’Olanda e il Brasile; nel 1998, a Marsiglia, si erano dati appuntamento per una semifinale che non tradì le aspettative, con una sfida lunghissima terminata solo ai calci di rigore a favore dei brasiliani; quattro anni prima in America si erano trovate di fronte per un quarto di finale (primo tempo noioso, secondo il più bello di quei mondiali). Ma è soprattutto alla semifinale del 1974 che dobbiamo fare riferimento: quella sera a Dortmund, l’Olanda del "calcio totale" che si era affacciata per la prima volta nel panorama internazionale distrusse completamente quel Brasile, attaccato tanto al calcio, quello "vecchio".
Oggi i campioni ovviamente sono altri: Luis Fabiano il cannoniere, Robinho il folletto, Maicon il treno, Lucio la colonna e Kakà non ancora al meglio della condizione da un lato; Robben il fenomeno ritrovato, Sneijder pigliatutto in questo magico anno, Van Persie dall’altro.
Il Brasile parte favorito, tutti lo sanno, anche l’Olanda che sa resistere e reggere le barricate come può. Robinho ci mette però pochissimo a segnare l’1 a 0, ma l'arbitro giustamente annulla: è fuorigioco! Altra fiammata brasiliana con Felipe Melo, uno che certo non ha brillato quest’anno alla Juve per i suoi assist, come quello che serve a Robinho per il vantaggio (regolare stavolta). Possibile che quel rude giocatore si trasformi in un ottimo incontrista con la maglia del suo paese cucita addosso? Si, forse...
Olanda schiacciata nella propria metà campo: Robben e Sneijeder si vedono pochissimo e allora ne approfittano i brasiliani, che potrebbe chiudere i conti con un gran tiro di Kakà, dopo un'azione tutta di prima: ottima la parata di Steckelemburg.
Al rientro dagli spogliatoi il Brasile spavaldo continua a macinare gioco, ma non arriva il raddoppio, anzi. Robben innesta la quinta, viene messo giù da Bastos (già ammonito viene graziato) e si guadagna un calcio di punizione: Wesley mette una pennellata in mezzo col suo sinistro magico e la palla viene spizzata da Felipe Melo che la insacca in rete. E' pareggio! L’Olanda cresce e gioca bene, il Brasile sparisce dal campo, tanto che da un calcio d’angolo, in mezzo ai giganteschi colossi brasileri il piccolissimo Sneijder ci mette stavolta la testa e vede la palla entrare dolcemente in rete. Ora è assolo olandese, con Melo che perde la testa e si fa espellere per un fallaccio su Robben, proprio come nel '74 quando il Brasile rimase in 10 per un eccesso di nervosismo; negli ultimi minuti i sudamericani tutti avanti con la forza della disperazione, ma non serve a molto. Al fischio finale la storia si ripete, Robben come Cruijff, Sneijder come Neskeens, tutto bello come un tempo, un Brasile bello a vedersi, ma forse incapace di reagire ai colpi subiti, tra le polemiche torna a casa in lacrime, gli olandesi forti di questa impresa ora puntano dritti alla finale.
Olanda schiacciata nella propria metà campo: Robben e Sneijeder si vedono pochissimo e allora ne approfittano i brasiliani, che potrebbe chiudere i conti con un gran tiro di Kakà, dopo un'azione tutta di prima: ottima la parata di Steckelemburg.
Al rientro dagli spogliatoi il Brasile spavaldo continua a macinare gioco, ma non arriva il raddoppio, anzi. Robben innesta la quinta, viene messo giù da Bastos (già ammonito viene graziato) e si guadagna un calcio di punizione: Wesley mette una pennellata in mezzo col suo sinistro magico e la palla viene spizzata da Felipe Melo che la insacca in rete. E' pareggio! L’Olanda cresce e gioca bene, il Brasile sparisce dal campo, tanto che da un calcio d’angolo, in mezzo ai giganteschi colossi brasileri il piccolissimo Sneijder ci mette stavolta la testa e vede la palla entrare dolcemente in rete. Ora è assolo olandese, con Melo che perde la testa e si fa espellere per un fallaccio su Robben, proprio come nel '74 quando il Brasile rimase in 10 per un eccesso di nervosismo; negli ultimi minuti i sudamericani tutti avanti con la forza della disperazione, ma non serve a molto. Al fischio finale la storia si ripete, Robben come Cruijff, Sneijder come Neskeens, tutto bello come un tempo, un Brasile bello a vedersi, ma forse incapace di reagire ai colpi subiti, tra le polemiche torna a casa in lacrime, gli olandesi forti di questa impresa ora puntano dritti alla finale.
Ma se si pensa che le emozioni di cui tanto abbiamo parlato si siano verificate nel caldo pomeriggio si sbaglia di grosso: Uruguay-Ghana è senza alcun dubbio la partita più vivace e divertente dei quarti senza alcun dubbio. Occasioni a ripetizione per due squadre che si equivalgono e se la giocano a viso aperto. La partita si sblocca sul finire del primo tempo con una sassata impressionante da 35 metri di Muntari che si infila nell’angolino della porta sudamericana. Ghanesi in vantaggio e tutta l’Africa che ormai tifa solo per loro è in festa. Nella ripresa ci pensa Forlan su punizione a pareggiare l'incontro. Poi il risultato non si sblocca e si va ai supplementari dove, ghanesi e uruguagi, continuano a spingere senza farsi male. Ciò che inscrive di diritto questa partita tra quelle che vengono ricordate ai mondiali accade proprio all’ultimo minuto dei supplementari: azione insistita del Ghana, botta sicura ma l’attaccante Luis Suarez dell’Uruguay che si trova lì per difendere, salva prima con il piede sulla linea, poi sulla ribattuta, d’istinto con le mani. Espulsione e rigore per gli africani che hanno l’occasione più grande e più facile per chiudere qui la partita e festeggiare l'ambito traguardo delle semifinali, meritato e storico perché mai raggiunto da nessun'altra nazionale del continente nero. Ma gli dei del calcio hanno deciso di far vivere emozioni diverse a Suarez (in panchina in lacrime) e Gyan, pronto a siglare il suo terzo gol dal dischetto. La sfera calciata finisce sulla traversa e poi fuori. Questo cambia tutto: Gyan disperato, Suarez da assassino a eroe, Muslera che batte pugno sulla traversa come a ringraziare. Si va ai calci di rigore! Segnano tutti, anche Gyan che si ripresenta da leone sul dischetto, poi un errore di Mensah regala il match point ad Abreu, che non contento vuole regalare a questo match un’ultima pazzia: il cucchiaio, che porta l’Uruguay dopo anni in semifinale. Che cos’è il calcio non saprò mai dirlo. Chiedete a Suarez, forse saprà rispondervi.
Germania-Argentina è partita d’altri tempi: i giorni precedenti la partita sono stati pesanti e carichi di tensione con dichiarazioni polemiche da ambo le parti. L’Argentina, anche per quello che ha fatto vedere finora, sa di essere la favorita e i tedeschi sanno di essere alla loro prova del nove; così, quando le squadre scendono in campo, ci si aspetta una "partitissima". Ma neanche 4 minuti che la Germania va già in vantaggio sempre con Muller, giocatore così giovane quanto determinante. L’Argentina incassa il colpo: sa di essere in svantaggio e di dover rincorrere una squadra che sa chiudersi benissimo. I ragazzi di Maradona questo ancora non l’avevano provato e non riescono in nessun modo a rendersi pericolosi: i tedeschi di Loew tengono benissimo in saldo tutto il primo tempo. Cupo il volto del Pibe de Oro, rientrando negli spogliatoi: l'impressione è quella che non sappia come affrontare la situazione.
Nel secondo tempo gli argentini partono bene: probabilmente un iniezione di fiducia da parte di Diego nell’intervallo. Il portiere della Germania tiene bene sui tiri di Higuain, Tevez e Messi e proprio quando sembrava in difficoltà, la Germania trova lo spazio giusto con Miro Klose e il due a zero che chiude definitivamente la partita. Maradona non sa davvero più che fare: la sua è una squadra senza idee in balia di una tempesta di giovani tedeschi, polachi, turchi. La Germania pensa “ne abbiamo fatto 4 all’Inghilterra, perché non 4 anche a loro?”: così ecco Schweinsteiger che con uno slalom eccezionale nell’area piccola tocca per Friedrich per il 3 a 0. E poi ancora Klose che tocca quota 14 reti ai mondiali raggiungendo il mitico Mueller: ora a una sola lunghezza dal record di Ronaldo. Termina così l'incontro: Argentina surclassata dalla squadra più bella e sorprendente di questo pazzo mondiale. Germania in semifinale.
L’ultimo quarto, che va in scena in serata, offre pochissime nel primo tempo: squadre coperte e incapaci di offrire spettacolo; tutto il contrario di ciò che accade nella ripresa: prima il gol annullato a Valdez, poi emozioni vere con il rigore per il Paraguay che Cardozo tira malissimo e si fa parare da Casillas, poi è Villa ad essere atterrato sulla ripartenza spagnola, ed è rigore stavolta per la Spagna. Tutto nel giro di qualche minuto. Batte Xabi Alonso, segna ma è da ripetere. Allora ecco che anche Villar para sullo spagnolo. Saltano tutti gli schemi e la partita per chi non la vive con l’occhio del tifoso diventa bellissima. Entra Pedro: PALO! Sulla ribattuta arriva Villa: ANCORA PALO! Poi la palla finalmente entra e la Spagna approda in semifinale, lì dove non era mai arrivata. Villa Hombre del partido, ma di tutto il mundial, perché se il pallone d’oro è ormai praticamente di Sneijder, David è l’uomo non solo della Spagna ma di tutto il mondiale, 5 gol in 5 partite e tutti decisivi, uno stato di forma straordinario che noi tutti potremo goderci tra alcuni giorni nella partitissima contro la Germania per la finale, sperando ancora una volta, ancora per altre quattro partite, di vivere tante, belle e sane emozioni calcistiche.
Sergio Basilio
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