Spendere parole in certe occasioni è quanto mai la cosa più inutile da fare. Spendere parole talvolta è davvero fuori luogo. In certe circostanze il silenzio è il cerotto di una società che ha ferite che non si possono sanare. La nostra Repubblica non è più quella immaginata dai padri fondatori, scritta nella costituzione, per cui migliaia di uomini sono morti. La nostra è piuttosto la repubblica degli stronzi. Non siamo più degni di definirci figli dei partigiani, tanto più che alcuni non si sono mai definiti tali, non siamo neanche più in grado di sostenere una bandiera che nei suoi colori aveva il verde della speranza ed il rosso dell’ardore e del coraggio. Ormai siamo un’illusione. Siamo figli dei professionisti della politica, gente che mai e poi mai manderà avanti qualcun altro migliore di loro, poiché sono schiavi dello stipendificio della politica. Stiamo tanto a perderci su parole che sono vuote, libertà e giustizia ad esempio, che senza una reale difesa di alcuni concetti essenziali, che partono sempre dall’idea di società, sono vuote. Invece no, i politici, che non s’immaginano nemmeno di porre idee contro i problemi si piegano al volere d’interessi superiori. Come può questo definirsi uno stato civile se neppure ciò che è evidente è sancito. Dove i disonesti giocano con due o tre mazzi di carte e gli onesti hanno talmente poco spazio che sembrano non esistere.
Il beauty contest cancellerà Telejato, forse ormai neanche le speranze hanno un senso. Un territorio quello del palermitano che grazie all’opera d’informazione costante aveva avuto una sua dignità, aveva finalmente ciò per cui vantarsi oltre a quello per cui vergognarsi. Pino Maniaci ha saputo nonostante tutto essere il vessillo nazionale di un problema che nazionalmente s’ignora: la mancanza di libertà, di pensiero. Si perché nessuno è libero di pensare se le verità non sono tutte raccontate. Se Pino Maniaci non avesse raccontato le malefatte dei mafiosi, quelli sarebbero soltanto imprenditori scellerati agli occhi della gente. Eppure i politici che sanno oliare i meccanismi dei listini bloccati e la pubblica amministrazione per le nomine, pardon, per le raccomandazioni, non sono riusciti a salvare un’emittente che da solo ha formato professionisti, ha fatto conoscere una terra esclusa pure dal mappamondo per volere delle mafie. E freghiamocene se la Bertolino a Partinico prima ed a Mazara poi non c’è stata anche e soprattutto per Pino Maniaci, e freghiamocene se le querele per il bene di tutti se l’è prese lui. Freghiamocene di tutto. Anche di un uomo che non ha più la sua vita, costretto com’è ad interpretare il ruolo di eroe, che lui umilmente dice di non essere, ma che in fondo è come del resto tutta la sua famiglia. Che vi credete che sia facile essere parenti senza scorta di Pino Maniaci nel territorio stesso di cui si raccontano le verità? Eppure Telejato chiuderà. Chiude non perché non si siano trovate le scorciatoie o i cavilli, quelli si trovano e si sono trovati perfino per questioni più grosse: ricordate l‘affaire rete 4? Per Telejato, in una piccola parte della Sicilia invece no. Certo.Ma bisogna chiedersi chi lo vuole, di sicuro non i partiti dei mafiosi, quelli sempre nominati da Maniaci; di sicuro non i partiti con i mafiosi, anche loro citati per le loro strane abitudini; ma fidatevi neanche i partiti meno vicini al potere mafioso, e perciò più colpevoli. Non uso giri di parole, il Pd si è dimenticato di Telejato, perché era bello farsi fotografare con Pino Maniaci, passare per il suo microfono, ma lo stesso poi diventava antipatico se diventavi sponsor di Lombardo, che con la mafia deve chiarire i suoi rapporti, in base a quello che ci dicono i magistrati. Chi lo vuole maniaci che è sempre stato il cane da guardia della Democrazia, il cane pazzo da guardia. Nessuno a quanto pare. Senza renderci conto che quando l’ultima parola da quella emittente verrà proferita non si spegnerà soltanto una televisione, ma una voce, un pensiero, un sogno, l’intero paese che perderà la sua dignità. Quando Telejato si spegnerà l’economia dello stato, per meglio dire degli uomini dello stato, avrà vinto contro i diritti sanciti in COSTITUZIONE, avrà vinto sulla testa delle persone che saranno meno libere e più deboli, insomma sempre più schiave. A Pino non servono i grazie per avere dato tanto, troppo ad un paese, una regione, un territorio che non lo merita. No Pino, noi non ti meritiamo, perché siamo pronti ad indignarci per Santoro, per carità degno di una battaglia di civiltà ma sicuramente in una situazione infinitamente più facile della tua. E scusatemi se dico solo Pino, conosco i membri della famiglia ma per discrezione non li cito, ma specialmente sua moglie sa quanto voglio bene a quella famiglia e quanta stima ho per loro, e quanta impotenza provo in questi momenti.
Ivano Asaro
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