In un tempo non molto lontano, anzi presente direi , in un luogo non troppo distante o molto vicino, esiste un regno, un magnifico regno d’incantevoli monumenti , immensi tramonti ed una magnifica spiaggia in città, un regno che mira a divenire una grande capitale del mediterraneo, d’Europa, del mondo e durante la prossima campagna elettorale chissà anche dell’intera galassia.
Un regno con un grande ospedale, va beh chiuso,ma lo diverrà dicono, forse, mah. Un regno con un importante area d’emergenza che è, ma che non è. Non è non è ….
Un regno talmente legato alle tradizioni che le lascia attraccate al porto- canale, e ditemi voi più legate di cosi.
Pasquale Diodato |
Un regno pacifico dove però talvolta accadono avvenimenti strani; capita per esempio che in una tranquilla mattina Dicembrina il sommo,il predestinato, colui che tutto può, sua altezza reale: “Il Re” con a seguito carrozza, cavallo, cocchiere, dame, cavalieri e servi, esca dal castello dalle splendenti ceramiche per inoltrarsi nell’oscura periferia, e scenda tra il popolo.
Una piccola folla riunitasi per l’occasione, accoglie timidamente quasi intimorita dall’inusuale presenza, la regale carovana, tutto normale, quando dalla folla si stacca un mostro, il più spregevole delle creature umane: il cittadino maleducato, che con inopportuna veemenza, scaglia verbalmente tutta la sua insoddisfazione e rabbia contro il sovrano.
Dicono che l’ eleganza sia innata nell’uomo, cosi il sommo Re, offeso dal riluttante essere, davanti al suo popolo, rispose con garbo, << Ma come ti permetti?>> ed inumana grazia <<in altri tempi t’avrei staccato la testa>> e concluse <<vattinni a vinniri aranci pilusi>> (vai a vendere granchi pelosi o granchio favollo “eriphia verrucosa” per i non addetti al dialetto) sconfitto il cittadino maleducato venne allontanato dileguandosi nella fangosa periferia.
Quando sembrava che il peggio fosse passato, ormai quasi applaudito e venerato dalla folla capeggiata dal monachetto del villaggio, un ometto impertinente osò interrompere la celebrazione al vincitore ponendo un quesito <<Mi scusi non crede che un sindaco, debba tener conto di queste situazioni?>> lasciando intendere che la reazione del sovrano fu maleducata quanto quella del cittadino. Il Re, ancor più infastidito si rivolse con la calma che da sempre lo contraddistingue, all’ometto impertinente <<io non ho questi requisiti,se tu credi di averli, fallo tu il sindaco>> ed aggiunse <<io sono stanco dei maleducati e di questa città, me ne vado in Tunisia, tenetevela questa città>>. Il Re stanco ritornò imperterrito in città.
Eppure qualche domanda tra la folla sorse spontanea: se è così stanco di questa città caro Re perchè non lascia il trono,prende carrozza cavalli, cocchiere, dame,cavalieri e servi e si dirige verso le coste africane?
Ma poi un consiglio voglio darglielo, la Tunisia è troppo vicina, a breve diverremo una capitale del Mediterraneo e del mondo, l’influenza negativa di questa città arriverebbe presto a turbarla; ha mai pensato di trasferirsi su Marte? Li per qualche decennio dovrebbe essere al sicuro.
Un ultima cosa, io non so se quell’ometto impertinente un giorno sarà sindaco di questa città, ma una cosa gliel’assicuro, tratterei i miei cittadini da concittadini e non da sudditi.
Pasquale Diodato
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