Caro Virus,
è con rispetto che ti scrivo.
Lo ammetto, ci stai facendo paura.
Tanta.
Forse non ne abbiamo mai provata collettivamente così tanta da quando i nostri genitori salirono per la prima volta su una 500.
Le immagini che ci arrivano da più parti della nostra penisola ci fanno letteralmente tremare.
Milano deserta, Roma deserta, autostrade vuote, musei chiusi, ristoranti vuoti.
Ci siamo fermati.
Ci hai fermato caro virus.
Leggiamo parole come smartworking e pensiamo che in fondo non ci sia niente di positivo nello stare segregati in casa.
Ascoltiamo termini come dpcm ma recepiamo soltanto che le regole sin qui stabilite non sono state sufficienti.
Eppure caro Virus quello che ci stai facendo non è abbastanza, non c’è possibilità alcuna che tu ci batta.
Non lo so quando, non so neppure come e sinceramente non posso sapere se con certezza ci sarò in quel momento, ma l’Italia ti batterà. Si lo farà.
Caro virus sei venuto da terre lontane, lontanissime, e magari non sai dove sei capitato, quindi, sempre con rispetto, ti spiego dove sei e dove perderai.
Sei in un Paese strano, non ne esiste uno nemmeno paragonabile, minimamente somigliante.
Una nazione, una lingua, mille dialetti, milioni di talenti.
Un paese, una bandiera, centinaia di sfumature.
Caro Virus da nessun’altra parte al mondo viaggerai da persona a persona come qui, in un catalogo indefinito di opere d’arte, paesaggi, storia e cultura.
Caro Virus è vero: siamo un popolo di “traffichini” ma lo siamo solo quando la storia non ci chiama al nostro posto.
Prova a chiederlo cosa l’Italia ha fatto dopo ogni grande sciagura.
Prova a chiedere come l’Italia si sia rialzata.
Avremo i nostri difetti, certamente, ma nel complesso siamo eroi, piccoli e grandi.
Alcuni di loro li hai certamente incontrati nei reparti degli ospedali che hai riempito.
Li con guanti e mascherina i nostri medici ed infermieri ti hanno fatto vedere di che pasta sono fatti.
Con loro hai gareggiato e molto spesso perso, e quelle singole battaglie che hai vinto sono solo il prologo alla tua sconfitta definitiva.
Caro virus questo paese si è alzato da due guerre, da bombe senza padrone e da guerre civili.
Questa Italia è rimasta unita e unica mentre il mondo la voleva debole e divisa.
Questa Italia ha cantato di morti, dipinto sorrisi e versato lacrime e sangue.
Tu virus non lo puoi ancora sapere, ma qui perderai.
Non lo vedrai ma noi torneremo, magari non tutti, a popolare lunghe tavole con la nostra pizza, la nostra mortadella, il nostro Chianti, i nostri cannoli ed il nostro caffè.
Tu non lo vedrai ma noi torneremo a tifare, a cucire a vivere quelle strade che ora tu ci neghi.
Tu Caro Virus hai fatto l’errore più grande, affrontarci in quanto italiani, e quello è peggio che cominciare una nuova Campagna di Russia.
Caro virus canteremo di te, scriveremo di te, racconteremo di te.
Tu perderai.
Ivano Asaro
Ivano Asaro
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