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mercoledì 30 dicembre 2009

Il coraggio delle azioni

Ci fa capire Saviano, ragazzo che sta pagando con la prigionia la propria innocente scelta di fare il romanziere della realtà, che la società civile per definirsi innocente, pulita e tesa al miglioramento delle cose non può solo limitarsi a dire chi ha ragione, solo limitarsi a non fare azioni palesemente disoneste: ciò non sarebbe abbastanza; sarebbe in realtà come astenersi dalla continua lotta tra guardie e ladri che si instaura nella nostra società. Per essere onesti si deve dire si chi ha ragione, ma specificando anche chi ha torto, si devono fare azioni oneste, ma non solo quelle palesi, ma soprattutto quelle che neanche indirettamente favoriscono l’andazzo negativo delle cose di cui tutti poi si lamentano. Mazara da vedere sotto questo profilo sembra un film di Stanley Kubrick, dove il bene alla fine vince, ma quando ormai si è talmente tanto mischiato al male che anche coloro i quali sono dei paladini del buon vivere in realtà sembrano soltanto comparse appartenute ad epoche passate. Fortunatamente il passato non si dimentica anche provandoci, il passato è la nostra memoria, ciò che ci rende quello che adesso siamo e da cui partono le fantasie per ciò che vorremmo essere in futuro. Ed allora per questo Sosta-Vietata, spinta dall’ormai tradizionale riscaldamento popolare sul tema Bertolino, che ritorna alla carica con la stessa frequenza dell’influenza stagionale, ha deciso di intervistare colui il quale ha visto sorgere la vicenda Bertolino, con sembianze diverse dalle attuali: allora si parlava di distilleria adesso di smaltimento dei fanghi, ma con lo stesso apparato burocratico e legale di enorme potenza e capacità alle spalle. Colui di cui parliamo è l’ultimo sindaco di centro-sinistra che questa città ha avuto: Giovanni D’Alfio.

L’intervista concessaci dall’ex-sindaco avviene nel suo ufficio, luogo senza particolari fronzoli e con tutto ciò che un luogo di lavoro moderno ha. La discussione prende subito il largo su quelli che sono i temi centrali e cioè l’evoluzione che in quegli anni la già citata questione Bertolino aveva iniziato e che continua ancora oggi a causare. La faccenda comincia a detta dell’ex-sindaco D’Alfio nel 1997/1998 quando nelle aule del nostro comune, nella parte dirigenziale, si aggira una strana richiesta edilizia, strana solo nel contenuto non nella forma, che chiedeva di modificare la parte agricola mazarese, ricadente nel territorio confinante con Marsala, e destinarla a scopi industriali. La richiesta di per se naturale e legittima cozza però con la realtà dei fatti, cioè con la richiesta insita all’interno e dietro quella deroga alla destinazione del luogo e cioè si capisce solo dopo che quella variante ha senso perché la ditta Bertolino vuole installare in quel terreno una DISTILLERIA. Come l’allora sindaco Giovanni D’Alfio carpisce la notizia ha del ridicolo e disegna uno scorcio politico-amministrativo inquietante. Di fatti l’allora governo nazionale, per mezzo della legge 488, aveva dato il via libera all’installazione della ditta Bertolino in maniera unilaterale, cioè senza dare conto al comune titolare di quel territorio, addirittura senza nemmeno una comunicazione ufficiale agli organi preposti, presupponendo che fossero i Comuni ad avere l'onere di adattare lo strumento urbanistico per fare beneficiare i richiedenti della 488. La notizia solo fortunatamente viene ad essere nota nella nostra città, causando pertanto un notevole ritardo nelle contromosse che la giunta mise in campo per fronteggiare il pericolo di quella distilleria. L’allora sindaco della nostra città deciso a non arrendersi di fronte le ingerenze degli uffici regionali convoca la commissione edilizia e presiedendola spiega i rischi di una tale attività nel nostro territorio e specialmente in quel tratto dove cadono le falde acquifere che ci alimentano quotidianamente. La commissione edilizia da parere negativo su quella variante e quindi il pericolo viene a detta di tutti scongiurato. La realtà storica ci insegna però che i mali sono difficili a morire. Infatti dopo la famosa conferenza di servizio in cui il sindaco D’Alfio espose i motivi del diniego di quella variante, conferenza animata da toni accesi e da spiegazione giuridicamente validi, La ditta Bertolino non ferma le sue mire su quel progetto presentando il noto atto d’interpello all’allora Sindaco Giovanni D’Alfio, obbligandolo a portare in consiglio comunale quella variante, in quanto quella decisione non era ne di competenza della giunta ne della commissione edilizia, pertanto nessuno poteva esimersi dal fare compiere a quella richiesta il normale iter burocratico. Ad esso si deve aggiungere pure che la richiesta era stata correlata dal parere del genio civile provinciale che aveva dato parere positivo nei fatti ma rimettendo la scelta comunque alle autorità politiche del luogo. Costretto ad andare in consiglio ugualmente e con la volontà di non prestarsi a quel gioco di potere e di soldi ma incurante della salute dei cittadini, l’allora sindaco, rimanendo noto proprio per questo atto come di altri della stessa levatura morale, decise di rompere le regole e dopo la normale presentazione al consiglio della documentazione riguardante la variante urbanistica chiesta dalla Bertolino propose di Non Approvare quella variante. Di per se l’azione sembra banale in quanto è soltanto una negazione alla normale formula letteraria solitamente usata eppure proprio in quella occasione fu la base da cui si dipanò la lotta alla distilleria Bertolino. A dimostrazione che il torbido era presente a più livelli dell’apparato amministrativo sta il fatto che la dicitura negativa venne tenacemente contrastata anche da consiglieri comunali, che incuranti del pericolo ambientale corso accusarono il sindaco di atti fuori dalla normale giurisdizione del primo cittadino. La variante comunque venne bocciata in consiglio, vennero superati gli ostacoli e il pericolo venne scampato. La verità, ci ricorda l’ex-Sindaco D’Alfio, è che quello fu un rimedio pro-tempore e utile a quella specifica situazione, infatti il nome Bertolino è tornato a risuonare più volte nella nostra città riscuotendo sempre interesse data la sua effettiva pericolosità. Quello del Sindaco D’Alfio fu un gesto che al di là delle vicende politiche che decisero la sua legislatura in modo preponderante rimane come un marchio di fabbrica che va al di là dell’amministrazione, della politica e che identifica l’uomo, il carattere. Certo sono consapevole che analizzando ciò che in quegli anni si è fatto sarà sempre poco rispetto a ciò che si sarebbe potuto fare, ma in questa circostanza, con questi rischi, con tutte le scusanti del caso, chi si sarebbe preso la briga di lottare una guerra persa in partenza e che ancora adesso a più di undici anni di distanza ci fa ancora tremare al solo fetore di vinaccia. Non sta a me ne tanto meno a Sosta-Vietata esibire colorii politici o voti ai politici stessi, ma mi chiedo come mai la politica sente il bisogno di fare a meno di questi soggetti, come mai non parte da persone di questo calibro che siano di destra o di centro ma anche di sinistra non importa per formare la classe amministrativa di questa città. Tale monito non va inteso contro la corrente amministrazione che si è insediata da talmente poco tempo che dare un giudizio sarebbe da stupidi, ma diversamente va riferito a coloro i quali votano persone non tanto ignoranti quanto palesemente arriviste e affariste della politica. Nel ringraziare calorosamente l’ex-Sindaco D’Alfio per il tempo offertoci mi suole ricordare che tale personaggio politico è l’esemplificazione del politico d’altri tempi, quello che anche a distanza di anni viene ricordato, al di là delle opere pubbliche che pure D’Alfio ha contribuito a creare, per l’onestà e la pulizia della sua azione e delle sue posizioni.

2 commenti:

  1. Complimenti al sindaco D'Alfio, sicuramente uno dei migliori sindaci che questa città abbia mai avuto che ha operato sempre e soltanto per il bene di Mazara.

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  2. Se D'Alfio è stato uno dei migliori...allora siamo veramente a posto..!!!

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