Iniziano gli ottavi. Inizia quel momento per cui vengono ricordati solitamente i mondiali di calcio. Da qui in poi nascono quelle partite divenute leggendarie, pezzi di storia, libri e racconti da narrare ai nipoti, quelle partite da dentro o fuori, dove per un pallone uscito fuori di un niente il cuore sale fino in gola, dove per un gol un intero paese esulta pazzo di gioia.
Per il primo di questi ottavi sudafricani scendono in campo due squadre che più diverse di così non potrebbero essere: da un lato l’estro, la fantasia unita alla tecnica niente male dell’Uruguay, dall’altro il rigore tattico, la velocità e i nuovi schemi del mondo asiatico della Corea del Sud.
Nel primo tempo molto meglio gli uruguagi che passano dopo pochi minuti grazie a uno svarione difensivo e all’ennesima rete di Suarez; nella ripresa a far gioco sono invece solo gli asiatici che con un gioco veloce e imprevedibile, unitamente al calo dei ragazzi di Tabarez, riescono prima a trovare il pareggio e poi a sfiorare ripetutamente il raddoppio, mentre sul campo si abbatte una vera e propria bufera d’acqua. Con Forlan imbrigliato nel gioco e Cavani più propenso a difendere che a creare problemi alla retroguardia coreana, ci pensa ancora una volta Suarez, con una perla, a portare la celeste ai quarti, traguardo che mancava dal 1970.
Per il primo di questi ottavi sudafricani scendono in campo due squadre che più diverse di così non potrebbero essere: da un lato l’estro, la fantasia unita alla tecnica niente male dell’Uruguay, dall’altro il rigore tattico, la velocità e i nuovi schemi del mondo asiatico della Corea del Sud.
Nel primo tempo molto meglio gli uruguagi che passano dopo pochi minuti grazie a uno svarione difensivo e all’ennesima rete di Suarez; nella ripresa a far gioco sono invece solo gli asiatici che con un gioco veloce e imprevedibile, unitamente al calo dei ragazzi di Tabarez, riescono prima a trovare il pareggio e poi a sfiorare ripetutamente il raddoppio, mentre sul campo si abbatte una vera e propria bufera d’acqua. Con Forlan imbrigliato nel gioco e Cavani più propenso a difendere che a creare problemi alla retroguardia coreana, ci pensa ancora una volta Suarez, con una perla, a portare la celeste ai quarti, traguardo che mancava dal 1970.
In serata si danno battaglia il Ghana, unica sopravvissuta africana che spera di eguagliare il Camerun del 90 e il Senegal del 2002 arrivando ai quarti, e gli USA, squadre che non muore mai, grande rivelazione di questo torneo insieme al Cile. Il centrocampista ghanese Prince Boateng porta in vantaggio i suoi: curiosa storia di questo ragazzo che è nato in Germania, adottato e cresciuto nei ghetti di Berlino lontano dal suo gemello, terzino della nazionale tedesca che invece cresce nella Berlino per bene, si ritrovano qui, anni dopo, in Sud Africa per un mondiale.
Non mollano gli Stati Uniti, spinti dal pubblico delle grandi occasioni: nel secondo tempo aumenta vistosamente il ritmo e trova con un rigore netto il pareggio con il suo uomo simbolo Landon Donovan. Squadre stanche e risultato che non si sblocca: si va ai supplementari. E proprio quando si pensava che gli ultimi 30 minuti fossero solo la passerella per i rigori, Asamoh Gyan sigla con un sinistro stupendo il definitivo 2 a 1. Finisce così tra la festa del Ghana entrato nella storia e tra le lacrime degli americani che escono a testa alta e con merito dimostrando che anche lì il "football" c’è ed è forte.
Il giorno dopo finalmente si fa sul serio, con una di quelle partite per cui vale la pena vivere il calcio e i mondiali: due enormi, immense scuola calcistiche come quelle inglesi e tedesche si sfidano per un quarto di mondiale ed è un vero peccato che una delle due debba uscire. I tedeschi senza nulla da perdere e con la grande voglia dei giovani, gli inglesi della golden age, un po’ più datati, all’ultima possibilità con Fabio Capello in panca. Stadio tutto esaurito. I tedeschi cominciano fortissimo e il portiere James deve chiudere più di qualche buco: poi da una rimessa del portiere tedesco ecco Klose che fa a sportellate con i centrali J.T. e Upson e in spaccata porta in vantaggio la Germania, come ai vecchi tempi, come nelle partite d’oro con Mueller, Lineker, Beckhembauer, Mattheus e Gazza.Mentre la telecamera indugia su Mick Jagger in tribuna per i suoi inglesi ecco ancora l’ennesima splendida azione in velocità dei teutonici con il folletto Ozil nuovo idolo di casa, simbolo di questa Germania multietnica che corsa per l'accorrente Podosky: è il raddoppio. Sembra notte fonda per gli inglesi che accorciano comunque con Upson di testa, prima di un evitabile fattaccio: Lampard con un pallonetto la mette dentro. Traversa e palla oltre la linea di porta, ma non per il guardalinee: un po’ come quella finale del '66 dove per un gol fantasma gli inglesi si portarono la coppa a casa a discapito della Germania ai tempi solo Ovest. Nel secondo tempo non c’è storia: la flotta inglese affonda sotto i colpi del nuovo idolo di casa tedesca Mueller (con un nome così sei un predestinato a fare grandi cose!); il 4 a 1 finale è un risultato pesante che manda nel caos dei tabloid Capello e tutta la ciurma.
In serata di fronte alla selecion di Maradona, una squadra che può metterla in difficoltà: il Messico. E nei minuti iniziali sembra riuscirci per davvero. Grande inizio con una traversa semplicemente pazzesca di Salcido! Però è l'albiceleste a portarsi in vantaggio con Tevez, platealmente in fuorigioco: una svista che costerà cara al nostro arbitro Rosetti, rispedito in patria. Gli argentini dilagano sempre con un ispiratissimo Messi (come Maradona nel '86) che fa segnare i suoi compagni, con Higuain prima (sempre più capocannoniere!) e con Tevez che calcia una bordata che quasi buca la rete. Il Messico ha il tempo di accorciare con Hernandez: 4 a 1 il risultato finale e Argentina ai quarti dove incontrerà la Germania: la vendetta è servita!
Nella partita che doveva vedere i nostri azzurri di fronte all’Olanda, vede invece come protagonista la Slovacchia, altra sorpresa (relativa) di questa competizione. I tulipani però sono ben altra cosa e lo dimostrano piazzando un micidiale uno-due targato Robben-Sneijder. Finale slovacco con tante azioni che servono solo però a mettere in mostra la bravura del portiere Stekelenburg. Proprio allo scadere un inutile rigore di Vittek (a quota 4 reti in questo mondiale) fissa il punteggio sul 2 a 1.
In serata lo spettacolo è assicurato tra le due sudamericane Cile e Brasile che danno vita a una partita divertentissima e vivace: i verdeoro dimostrano tutta la propria forza e bravura a chiudere le partite, prima con Juan di testa , poi Fabiano e infine Robihno. Finale: 3 a 0!
Paraguay e Giappone si affrontano nel pomeriggio, per una partita che consacrerebbe la vincente alla storia: nessuna delle due formazioni è mai arrivata ai quarti. Ne vengono fuori 120 minuti di noia: una partita brutta, contratta! Ai rigori il Paraguay non ne sbaglia uno, il Giappone purtroppo si! Un'altra sudamericana ai quarti, insieme a Brasile, Argentina e Uruguay.
L'ultimo ottavo, tutto europeo, tra Spagna e Portogallo è puro spettacolo: primo tempo in mani alla squadra capitanata da CR9 che fa davvero tremare la difesa avversaria, poi però sale in cattedra l’assoluto e indiscusso protagonista di questi mondiali, David Villa. Sua la rete che piega i portoghesi e che consegna il derby iberico alla promettente formazione spagnola. Toccante la scena del portiere Eduardo (migliore in campo) in lacrime consolato dal collega Casillas.
Ci avviamo verso i quarti che regalano un match insolito come Uruguay-Ghana, una partita tra due nazionali mai giunte alle semifinali come Spagna e Paraguay e poi due autentiche perle per tutti, tifosi e non come Argentina-Germania e Olanda-Brasile, partite da vivere come un sogno di una notte di mezza estate.Sergio Basilio
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