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mercoledì 21 luglio 2010

Le mazzette di "Lucky Luciano"

Una storia di mazzette. Pagate a politici, giudici e militari di alto rango. Senza badare a spese. Tramite avvocati e faccendieri legati a doppio filo con la criminalità organizzata.
Una volta tanto, non è una storia uscita dalle cronache dell’Italia contemporanea. E’ quanto emerge invece da un documento dell’Antidroga americana ritrovato negli Archivi nazionali statunitensi di College Park, nel Maryland. Il rapporto segreto porta la data del 23 luglio 1952 ed è firmato da Charles Siragusa, uno “Special agent” della squadra narcotici Usa con base a Roma. Il giorno prima, Siragusa si è incontrato con Mike Stern, un celebre giornalista americano che sta preparando un articolo per il mensile “True” sulle attività italiane del superboss della mafia siculo-americana Salvatore Lucania, in arte “Lucky Luciano”. Stern rivela a Siragusa di aver intervistato a lungo Lucky, anche in vista di un libro inchiesta che vedrà la luce l’anno successivo. Ma, a sorpresa, il boss siciliano rivela al giornalista una notizia bomba, uno scoop degno delle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Alla fine del ’45, negli Stati Uniti, “la mafia italiana ha pagato 500mila dollari per ottenere la libertà vigilata di Lucky Luciano – scrive Siragusa nel rapporto di due pagine inviato a Washington – . L’avvocato di Luciano, Moses Polakoff, ha consegnato a sua volta il denaro a Charles Breitel, l’ex collaboratore legale di John E. Dewey, il governatore dello Stato di New York”. Nelle settimane successive, la “Hugh bribe” – la “Colossale tangente” – finisce anche nelle tasche di giudici, funzionari statali e delle forze armate Usa. Come Charles Haffenden, un esponente di punta dei servizi segreti della Marina militare statunitense. Il tutto sotto l’occulta regia del boss mafioso Frank Costello, il numero due della criminalità siciliana in America. Siragusa aggiunge che “queste informazioni confidenziali confermano un memorandum del 16 agosto 1951, redatto a Roma dall’agente della Narcotici Joseph Amato. In questo documento, si afferma che Lucky ha pagato una prima rata di 150mila dollari alle ‘persone giuste’ perché gli concedessero la libertà vigilata” nel ’45. Ma nel ’52 molti dei politici e dei giudici corrotti dalla mafia sono ancora saldamente al potere. Lucania chiede allora a Stern “di giurare di mantenere il segreto sulla faccenda”. Non ha ancora “perso la speranza” di poter tornare, prima o poi, a New York. Niente scoop giornalistico, allora, ma Stern racconta ugualmente tutto all’Antidroga. E lo scottante documento rimane chiuso negli archivi del “Bureau of Narcotics” di Washington per oltre mezzo secolo. “Il rapporto di Charles Siragusa, da noi ritrovato a College Park, spazza via tutte le ipotesi fantasiose che circolano da più di sessant’anni sul presunto ruolo giocato da Lucky Luciano nella preparazione dello sbarco alleato in Sicilia, nel luglio del ‘43 – raccontano lo storico Giuseppe Casarrubea e il ricercatore Mario J. Cereghino – . Si tratta di una storia messa in giro ad arte, con l’unico scopo di coprire una realtà ben più cruda e devastante. Gli Alleati non avevano certo bisogno della mafia per invadere la Sicilia e, da lì, procedere alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo”. “Alla fine del ’45, le mazzette pagate da Costello, Polakoff e da altri pezzi da Novanta della criminalità organizzata italiana ed ebraica – a cominciare da Meyer Lansky – servono invece a mettere in piedi il progetto fondativo di Cosa Nostra. Ora che la guerra è finita, è un salto di qualità criminale su scala planetaria che solo un boss del calibro di Salvatore Lucania è in grado di gestire sulle due sponde dell’Atlantico. Lucky, infatti, alla fine di febbraio del ’46, è già a Napoli. I suoi principali collaboratori si chiamano John Michael Balsamo (un funzionario dell’ambasciata Usa a Roma), Joe Pici e Joseph Biondo. E operano tutti sotto l’ombrello protettivo dell’X-2, il controspionaggio Usa diretto in Italia da James Angleton, che negli stessi mesi stabilisce un rapporto strettissimo con le squadre armate neofasciste dell’ex Rsi. In breve, il narcotraffico diventa la principale fonte di introiti di Cosa Nostra e del neofascismo italiano tra Europa, Mediterraneo e Stati Uniti. E così sarà per molti decenni.”
“Nel ’45, a New York e a Palermo, si instaura insomma una vera e propria trattativa tra autorità politiche americane e mafia italiana – concludono i due studiosi - . E il risultato si vede presto. Cosa nostra riceve luce verde per le sue attività illegali, in cambio del suo contributo strategico all’intelligence Usa nell’opera di montoraggio permanente dell’Italia. A cominciare dalla politica. Un processo che ha il suo battesimo di sangue con le stragi siciliane del 1947. E non è certo casuale che Salvatore Lucania giunga a Palermo la sera del 30 aprile ’47, alla vigilia del terribile eccidio terroristico di Portella della Ginestra.”
dall' "Archivio Casarrubea"
http://casarrubea.wordpress.com/

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