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lunedì 26 marzo 2012

#ammazzafuturo


E’ strana la vita, lo s’impara andando avanti. Un giorno ti senti fiero ed orgoglioso, anche per cose piccole, che per nessuno contano, il giorno dopo magari sei li a leccarti ferite che ancora non sanguinano, ancora forse neanche inferte, che forse non arriveranno mai. La vita è strana si, proprio strana. Ci sono i posti nella vita, che contribuiscono a dare colore e tono alla stessa, i posti dove gente serena e spensierata ti fa capire che il domani è molto vicino a quel passato dove le lotte erano quotidiane e producevano altro rispetto ai sogni. Ma ci sono anche i posti, quelli tristi, dove si concretizza il malaffare degli “ammazzafuturo”. Il danno è quando un posto non riesci a catalogarlo. Ci sono luoghi che il dominio dei soldi ha consegnato all’ambiguità, dove ti sforzi di vedere gente che pensa al futuro, termine che per sua stessa natura include la socialità tra le genti, ed invece ci trovi solo gente, che non pensa al domani, ma che semplicemente va avanti, rilanciando la bisca legalizzata sulla pelle della gente. Questi luoghi, incastonati nella città più bella ed importante del mondo, Roma, sono quelli del potere, si del potere, ormai i termini rappresentanza e sinonimi sono caduti in desuetudine. Il parlamento, le sedi dei ministeri, lo stesso Palazzo Chigi, li chi vede più uomini che progettano un futuro dove si deve stare meglio che nella generazione precedente? Chi può dire che dalle aule parlamentari si siano alzate voci in grado di disegnare una società che abbia un qualche pregio od almeno un tratto identificativo? Niente di tutto ciò. E fa ancora più impressione pensare che forse il più “fondamentale” dei Presidenti del Consiglio ebbe a dire che- i politici (politicanti) pensano alle prossime elezioni, gli statisti alle prossime generazioni-cit.. Già un altro mondo. Ma cosa ci è successo? Cosa ha determinato il fatto che una volta a parlare in tv e a dare lezioni ai tedeschi eravamo noi, proprio De Gasperi (autore della citazione precedente) creò la stessa necessità di una realtà Europea, e che i discorsi di fine anno erano letti da personaggi come Pertini. Le risposte possono essere le più disparate, e non tutte conducono a MrB. Ma adesso proprio lui, MrB, non c’è più, eppure noi siamo ancora qua a farci del male, solo che adesso al male diamo un nome ed un cognome, ci accorgiamo che qualcosa sta accadendo ma stiamo fermi, impassibili, lasciando che il mondo ci passi a fianco. Ci facciamo dire di tutto, persino le sciocchezze più bieche ci entrano nello stomaco, ed avviene che magari la mente si lascia asfaltare dalla parlantina, ma l’intestino proprio non ce la fa e ti viene il mal di pancia. Come si fa a non “incazzarsi” quando ci dicono che l’articolo 18 così strutturato l’abbiamo solo noi, ergo non è così fondamentale, neanche la tanto citata Germania infondo ce l’ha. A parte che su questo andrebbero aperte discussioni enormi, ma ancor prima dei tecnicismi mi chiedo: ”ma se vogliamo davvero imitare la Germania, ma proprio da li dobbiamo cominciare?” Ok rinunciamo all’art 18 così com’è oggi, ma prima dateci una classe dirigente dove ministri si dimettono perché rei di avere copiato ad un esame, datemi una classe imprenditoriale che partorisce le eccellenze in qualsiasi campo, e che va si in Cina, ma mantiene ed aumenta i posti di lavoro sul suolo tedesco. Datemi fabbriche dove i sindacati contino nel giusto modo, non come in Italia che i contribuenti hanno comprato decine di volte la Fiat e questa adesso fa la furbetta. Dateci tutto questo prima di parlare di Germania, dateci tutto questo prima di parlare di Liberismo. Liberismo altro grande tema. Anche li le parole si sprecano, gli economisti che sanno cos’è ci vanno cauti, i politici che non lo sanno si mettono a dire delle oscenità. Risultato che loro vogliono ottenere è che gli uomini siano trattori, che quando consumano troppo carburante si buttano e se ne compra uno nuovo, naturalmente portare a demolire un mezzo agricolo ha i suoi costi, che però saranno compensati dal risparmio di carburante del nuovo trattore, utile fino al nuovo modello. Così i lavoratori che costano troppo, saranno “demoliti” sull’altare del nuovo impiegato versando una mancia di massimo 27 mensilità, che sono tante si, ma troppo poche per rappresentare un ammortizzatore utile a sopperire alla mancanza di reddito prima del nuovo lavoro, sempre se a 45-46 anni un nuovo lavoro lo trovi, sempre se lo trovi a 50 poi. Stupidamente ci incartiamo nelle parole di qualche vecchio parruccone che ci dice dove sta la verità, una verità che dopo aver venduto a pochi euro la Grecia e l’Italia adesso si prenderà la Spagna ed il Portogallo. Discorsi che non piacciono a nessuno, certo, ma che è ora di fare, perché è ormai quasi 10 che paghiamo una costante perdita di dignità nell’interesse di un sistema, quello finanziario autoreferenziale, dove singoli manager guadagnano come stati. La realtà è dura ma come si reagisce alle cose dure? Come? Questo non lo so, in questo sfogo che la rete mi permette di diffondere non voglio giustificare certe reazioni, ma come ebbi a dire tempo a dietro, chi conosce lo sguardo di un padre che non può nutrire i propri figli? Chi conosce il cuore di un padre che deve dire al figlio all’università, non ti posso più mantenere? Chi sa cosa c’è nell’animo dei ragazzi che appena finito di fare l’amore in macchina immaginano la loro vita insieme, come fu per i loro genitori, certo con sacrificio ma con tantissima passione, e che invece non possono fare altro che ritornare ad essere bambini, condannati ad essere eternamente inutili? Io non so se sia giusto scusare certe reazioni, non lo so. La cosa che più mi preoccupa, però, è che una volta quando sentivo di certe manifestazioni violente, il mio disappunto era netto, totale e spassionato. Ora sempre più spesso mi capita di vedere le immagini della Grecia, della Spagna, della Russia, della Val di Susa, e non avere più la stessa serenità d’animo e farmi una domanda, “ma perché nessuno chiede il conto a chi ha creato questo casino?”


Ivano Asaro

giovedì 8 marzo 2012


Ci sono serate che non la smetteresti mai di camminare tra la gente. Ci sono serate dove le cuffiette non sono strumenti di distrazione ma ampolle di vetro dentro le quali nascondersi, osservare. Ci sono serate che ti senti inutile, ma non perché qualcuno sia più utile di te, neanche perché hai avuto qualche delusione. Niente di tutto questo, no. Ci sono serate dove ti senti inutile perché passi sotto grandi storie di gente che ha fatto qualcosa che andava oltre ed al di sopra della loro stessa vita. Gente che con un foglio ed un po’ d’inchiostro tesseva la tela dell’orgoglio. E tu? Ed io? Guardi la gente dentro le loro macchine, non sai a quello che pensano, non sanno che tu rifletti su cose importanti. Li guardi, a volte ti guardano anche loro. Pensi che quelle persone al semaforo mai più staranno in quell’ordine, che il ragazzo dietro di te con la bici è un essere umano come te e che forse mai più vi rivedrete prima di morire, eppure non vi fermate a parlare, non vi fate neanche un saluto, figuriamoci un sorriso. Ti vengono i brividi quando sotto mille tatuaggi vedi confusione e paura, quando le maniche di camicia sotto una bella giacca sono sdrucite. Ma tu che fai, noti tutto questo, sospiri e vai avanti. Poi magari ti vengono in mente frasi che hai sentito ed a cui hai anche colpevolmente sottaciuto.<< L’arroganza della cultura, c’è gente che ha l’arroganza della cultura>>. Ma che cos’è l’arroganza della cultura? Avete mai visto un professore di lettere non essere infastidito se qualcuno ignorante prende stupide posizioni sulle figure letterarie di una poesia? Beh io si, come pure ho visto meccanici infastiditi perché avevano di fronte uno stupido che voleva spiegargli com’erano fatte le automobili. No, non esiste l’arroganza della cultura, perché chi sa è naturalmente infastidito da chi sa meno di lui, in qualsiasi ambito. Altro è l’arroganza del nozionismo, tipo quelli che sanno tutto di scemenze colossali come il numero di lingotti d’oro che nascondeva in casa Gheddafi o l’aggiornamento sempre più aggiornato sulla situazione di Avetrana, anzi no ora ultimo aggiornamento: il testamento di Dalla. Poi cambia canzone, pochi secondi in cui senti il rumore dei tuoi passi, le cuffiette non sono più ne di vetro ne di plasma, sei li nel cuore della notte, il rumore delle auto nella testa, anche di quella vecchia Alfa Romeo. Ma dura solo pochi secondi la nuova nota è già pronta, li a farti sentire forte, invincibile, solo, fesso….

lunedì 5 marzo 2012

L’incredibile caso di Palermo…quando i cittadini sono colpevoli.



E’ possibile sperare?

Ad ore ormai dal verdetto delle primarie di Palermo, 4 Marzo 2012, questa domanda mi frulla per la testa vorticosamente. Ho cominciato quest’articolo svariate volte. La verità è che di preciso non sapevo cosa avrei voluto scrivere, fino a quando ho capito che io non volevo spiegare ne tanto meno illuminare le menti. La cosa che voglio fare è sfogarmi, mettere tutto insieme: quello che ho pensato in queste ultimissime ore, quello che ho sperato, quello di cui sono convinto. Cominciamo dal principio. Rita Borsellino, che non è solamente la sorella del Magistrato con la schiena dritta, non sarà la candidata del centro-sinistra per la carica di primo cittadino del capoluogo siciliano. A scalzarla è stato tale Ferrandelli. La notizia arrivata a notte fonda ormai ha destato sulla rete numerose polemiche, tanto da farmi realmente dubitare di quello che leggevo. Invece no, seppure con un vantaggio ridicolo Ferrandelli sarà il candidato unico, a meno di colpi di scena, rappresentante dell’Idv, partito da cui è stato messo fuori proprio per il suo forte temperamento, di Sel, che per il vero tenta di entrare nella vita politica siciliana, speriamo con esiti più felici rispetto a Campobello di Mazara, dove era nota la vicinanza con il sindaco Caravà, e del Partito Democratico, quel partito che fortemente aveva voluto Rita Borsellino, o per meglio dire quel partito che fortemente aveva litigato per arrivare alla candidatura di Rita Borsellino. La candidatura di Rita Borsellino non era una candidatura come le altre, non poteva esserlo in una città come Palermo, non poteva esserlo in un momento in cui i nomi di grossi latitanti sono diradati e che il nord si scopre affetta da un cancro che fino a meno di un decennio fa ignorava, la mafia. La candidatura di Rita Borsellino non era una candidatura manageriale ne tanto meno un moto d’impeto, no nulla di tutto questo, era l’istinto di dare ad una città devastata dalla non guida di Cammarata un assetto di normale convivenza civica. Chi dice che l’età della Borsellino era troppo elevata, 70 anni, mi troverebbe d’accordo sempre, perché la macchina amministrativa ha bisogno di progettualità, ha bisogno di ardore e lungimiranza, doti che è bello riscontrare in un giovane, ma non ora, non nel 2012 dopo quasi 10 anni di sfracello. Palermo è una città che bisogna amare, ma il primo atto d’amore è ammettere che ad oggi non è per nulla rilanciabile. Nel capoluogo siculo è tutto difficile, si arriva persino a discutere se le corsie per gli autobus nel budello di corso Tukory siano giuste o sbagliate, non ci sono sommosse per il ritardo degli autobus, che passano secondo il calendario lunare non secondo gli orologi; la Zisa, un gioiello europeo è contornato da un magnifico spazio verde, basta allontanarsi però 100 metri per trovarsi garage incendiati, gente che butta l’acqua sporca per la strada e zone in cui è normale passare sotto il giogo dell’infamia; la bellezza di Ballarò è in realtà ormai schiava del solo folklore, roba che neanche i mercati di Istambul; per non parlare del mercato della Vucciria, lasciato al degrado perché, e questo lo sanno tutti, i palazzinari aspettano di potere azzannare la preda rimediando spazi sulla centralissima via Roma a basso prezzo. Palermo è questo e molto altro, non si può pensare di partire da qua direttamente con lo sviluppo, chi volesse rilanciare Mondello, intendo gli imprenditori, chi troverebbe alla pro-loco, all’assessorato, chi? Sicuramente gli stessi che hanno abbandonato le strade di Mondello al proprio destino, che non hanno saputo gestire il centro storico e che hanno permesso che il Massimo, teatro mondiale, per una sera si trasformasse in una discoteca. Non voglio essere duro, solo che Palermo o si ama o si odia, ed io l’amo, come si ama un posto che ti sa di casa anche la notte, che ha come monumento un tribunale, perché sai la grandezza degli uomini che ne hanno delineato la maestosità oltre le pietre. A questo doveva servire la placida dolcezza di Rita Borsellino, la donna che ha sempre voluto il Pd degli onesti, il Pd dei buoni. Invece no. Ha perso, di poco, ma lo ha fatto. Il popolo ha scelto qualcun altro, che non giudico, sarà la storia a dirci chi sarà l’uomo Ferrandelli. Delle annotazioni però voglio farle. Rita Borsellino è risultata sconfitta, ma perché ha perso? Non ha perso in realtà contro Ferrandelli, lei ha perso contro altri attori più subdoli. Lei ha perso contro chi ha strumentalizzato Ferrandelli, quei Lumia e Cracolici, e chissà chi altro più in alto di loro, che avevano in mente di abbattere il segretario regionale Lupo e poi creare il dramma vicino a Bersani. Queste persone sono state sorrette da truppe di politicanti pronti a svendersi al miglior offerente, tutto sotto l’egida di Raffaele Lombardo, che non potendo avvicinarsi al Pdl, causa scarso amore con Miccichè fa il bello ed il cattivo tempo con il Pd. Rita ha perso contro il tafazzismo di coloro i quali sono sempre pronti ad affermarsi per un piatto di lenticchie, vedi l’episodio Faraone, l’unico con la tessera del Pd, candidato alle primarie, con il solo sponsor del Berlusconiano democratico Matteo Renzi e del compagno di Merende e reality show Giorgio Gori. Rita Borsellino ha perso però soprattutto con i siciliani. Si perché ipotizziamo che sia vero che le truppe dei Lombardini siano intervenute, come ne sono arciconvinto anche se non ne ho le prove, per votare Ferrandelli, il loro voto seppur determinante non potrebbe mai essere la somma totale di Ferrandelli. Quindi scientemente gente non ha votato, od ha votato contro la Borsellino. Innegabile quindi dire che c’è parte del popolo palermitano che non vuole la Borsellino sindaco, al contrario di tutto il centro-sinistra italiano, quello in buona fede s’intende. E queste sono le cose che ti scoraggiano pesantemente. Come trovare la forza per continuare a dire la propria se poi la gente si propone sempre di fare delle stupidaggini. So che il mio discorso non è obbiettivo, può darsi pure che Ferrandelli risulti il nostro Kennedy, anche se sono convinto perfettamente del contrario, ma nonostante tutto Kennedy, J.F., arrivò solo dopo il "new deal" di Roosevelt, non si sarebbe potuta lottare la guerra fredda o mandare l’uomo sulla Luna senza questa scelta, come Palermo non può essere capitale del mediterraneo senza gli autobus che funzionano, un recupero delle periferie, l’affluenza di capitali esteri, un migliore collegamento con l’aeroporto, la cucitura di un ruolo dei più degni laureati direttamente in seno all’amministrazione, un piano delle opere pubbliche, non solo di centri commerciali. La rabbia è tanta, perché si è persa un’occasione per cambiare, per seguire il treno su cui Napoli, Bari, Milano dettano legge, un treno che porta verso l’Europa. Certo poi ci sarebbero altre stupidaggini da commentare, come chi vorrebbe strappare la fantomatica foto di Vasto, tipo Enrico Letta, a cui chiedo: ma con le primarie di Palermo che c'entra la foto di Vasto?

Alla luce di questo è possibile sperare?

Ivano Asaro