Con le lacrime agli occhi, fortemente turbata da un’altra vittima delle nostre strade, decido di scrivere.
Un auto sbanda e distrugge una famiglia: Susanna Siragusa, le due figlie, Filippa e Alda Andreani, e la nipote Concetta Li Mani; muore Francesco Randazzo in seguito ad un incidente stradale sul lungomare; ieri, dopo due settimane di coma, si è spento Rosario Quinci, giovane vittima dell’ennesimo dramma. E se tornassi indietro nel tempo, sono sicura che ne troverei molti altri, più giovani, più anziani, con alle spalle famiglie differenti, amici diversi. Ma tutti con lo stesso comun denominatore: cittadini di questa città che più la guardo, più me ne voglio andare. L'orrore sulle strade, la latente presenza della droga, il declino economico, politico e culturale; diciamolo chiaramente: in questa città, di buono è rimasto veramente poco! L'unica cosa buona che ognuno può ancora trovarci sono soltanto gli affetti, ma a che servono se poi devono esserti strappati via dalla strada, in una percentuale che oggi fa davvero paura? Prima dell'ultimo incidente, non mi ero mai accostata al problema con particolare attenzione: le notizie mi turbavano, ma nulla di che preoccuparsi. Non conoscevo le 4 donne, e soltanto di vista Francesco, ma Rosario invece era cresciuto con mio fratello e come tutti ben sappiamo, soltanto quando qualcosa turba i nostri affetti, e altera la nostra vita più intima, siamo portati a preoccuparci, a non dormirci la notte. Nelle due settimane in cui questo giovanissimo amico di famiglia era appesa un filo, la mia mente ha cominciato riflettere: un incidente ha come causa la droga, l’altro l'alcol o giù di lì, mentre l'ultimo il mancato uso del casco (anche se non entro in merito a delle dinamiche ad oggi non certe). La domanda allora mi sorge spontanea: potevano questi drammi essere evitati? Queste sei persone, morte nel giro di sei mesi, potrebbero essere adesso ancora in vita? Cosa si poteva fare e non si è fatto? Francesco Giacalone, l'accertato assassino delle 4 donne in via Luigi Vaccara, poteva essere fermato? Non sono una che indaga sulle cose, o fa gossip sulle tragedie, ma si disse quel 17 di Luglio, che prima dell'incidente quello che era ancora un presunto assassino, aveva urtato un paio di auto, prima di sbandare e urtare per sempre l'equilibrio di un'intera famiglia. Quindi vi chiedo: con una soltanto, una segnalazione, e delle rapide ricerche da parte degli organi dovuti, questa tragedia poteva essere evitata? E quella dei due ragazzi sul lungomare? Si disse sempre (perché in questa città le cose comunque vada le sappiamo tutti), che uno dei due, quello senza un graffio, rimasto vivo nella disgrazia, aveva bevuto, o comunque non era in grado di guidare un automobile, come del resto non lo era neppure l'assassino di prima. Se quello di prima poteva essere fermato con una telefonata, anche questo poteva essere fermato con un semplicissimo posto di blocco. Gli si ritirava la patente, gli si toglieva almeno per quella sera l'auto, e Francesco Randazzo, di soli 19 anni, soltanto 19, non sarebbe salito con lui, e non sarebbe andato a morire, lasciando nello sgomento più totale amici e familiari. E sarebbero cinque persone su sei ancora in vita: ci sarebbero ancora dei familiari, e degli amici a ridere insieme con loro, invece che piangere di fronte ad una lapide. Lapide che adesso attende anche il più giovane di questi morti sulla strada, Rosario. Solamente 14 anni. Ci pensate a voi a 14 anni? Agli amici che avevate, ai "giochi" che facevate, alle piccole cose per sentirvi grandi, e invece ancora così giovani? Solamente 14 anni. Abbastanza per morire in questa città evidentemente. Così giovane che come il legno poteva essere ancora modellato, e magari, avrebbe imparato senza morire, che indossare il casco salva la vita. Si disse sempre in questa città che troppo parla a volte, dai primi soccorsi, che "era un gatto schiacciato", ma schiacciato da cosa? E soprattutto da chi? E questo qualcuno di cui al momento è dubbia la responsabilità, ed è dubbio pure che ci sia stato vista l'omissione di soccorso, e visto che è sparito, questo qualcuno poteva evitare? Rosario poteva essere salvato se qualcuno prima gli avesse sequestrato il mezzo e avesse imparato ad indossare il casco? Rosario, poteva essere ancora in vita se non fosse stato investito violentemente in dubbie circostanze? Non voglio assolutamente dare delle colpa alle autorità: a volte fanno un ottimo lavoro, ma altre volte no. Mi sono recata al cimitero, il 1 novembre, come di consueto, proprio dopo aver ricevuto la notizia dell'incidente di Rosario. Accompagnata da mia madre, parcheggio in via Salemi, e imbocco la strada alberata che ci avrebbe condotto all'ingresso principale. Proprio lì, tantissime macchine in sosta, e numerosi parcheggiatori abusivi naturalmente. Non troppo lontano, una vettura delle autorità locali, lì presente per far si che non si creasse confusione in quella giornata di "festa". Mi chiedo: queste autorità non hanno alcun potere sui parcheggiatori abusivi o gli fanno la carità? E se gli fanno la carità, questa beata carità non andava fatta anche alle famiglie di tutte quelle vittime? Non si poteva lavorare tutte quelle volte, piuttosto che accendersi una sigaretta mentre si spegnevano tutte quelle vite? Nella stessa giornata mentre le suddette autorità bloccavano una strada chiusa al transito, un ragazzo col motore tenta di imboccare proprio quella via, ma viene bloccato, e dopo pochi istanti, gli si urla "il cascooooooo!". Perché non è stato fermato? Tuttavia, il casco, questione di stile per molti, e scelta personale di altri, non uccide nessuno, al massimo uccide se stessi, e provoca dolore ai nostri affetti, ma le auto, guidate violentemente uccidono e straziano intere famiglie. Non voglio comunque premere sul lavoro di vigili urbani, poliziotti e carabinieri, che vanno comunque onorati per la responsabilità che il loro lavoro comporta, ma solo ricordare che loro questa responsabilità ce l'hanno sempre e comunque. Loro dovrebbero essere gli eroi della civiltà moderna. Loro dovrebbero tutelare le nostre vite, prime di darle in mano ai dottori che non sempre possono fare i miracoli. I miracoli, quelli veri, li fa il Signore; solo che è stato così buono da concederci il libero arbitrio, e sta noi scegliere se fare del bene, o del male, e come dicevano i nostri i avi in un dialetto più saggio che mai: “FA BENI E SCOIDDATILLU, FA MALI E PENSACI”. Ma forse, come dicevo all'inizio di questa mia riflessione, siamo portati a pensare, e a non dormire la notte, soltanto quando il male che facciamo, o il dolore che proviamo, coinvolge i nostri più intimi affetti. E degli altri...poco importa.
Cristina Marino