
Sembra proprio che la classe politica italiana si possa suddividere in un reparto ignoranti, in uno di condannati e in uno di uomini onesti, consapevoli del proprio servizio ed animati da un forte sentimento di cooperazione, solidale ed ottimista. Beh, il problema è che i primi due reparti rischiano l’implosione, il terzo sembra frequentato da fantasmi: tutti auspichiamo uomini di tal fatta, qualcuno ne parla, ma pochissimi li hanno visti. Essendo convinti che neanche i somari debbano andare in parlamento, io non penso che debbano essere tutti plurilaureati, però avere qualche nozione di cultura generale, quando si devono scrivere le leggi, aiuta; naturalmente se uno non sa quando è stata scoperta l’America, rispetto a chi ha favorito dei mafiosi siamo tutti d’accordo che c’è una discreta differenza, ma il nostro è sempre un giudizio di tipo politico e mai di tipo penale, visto che noi non facciamo i magistrati, tale giudizio investirà anche il fatto che uno, se non sa parlare italiano o non sa le nozioni fondamentali di storia, non è degno di rappresentare il suo Paese.
Assistiamo sempre più a un crescendo di “ignoranza armata”, e così di un’arroganza dell’ignoranza, che rappresenta un perfetto e devastante “cretinismo pratico.” Una società la nostra che premia la mediocrità e l’ignoranza e quanto più si è ignoranti tanto più si tende a essere arroganti per un meccanismo psicologico di difesa e di mascheramento della propria pochezza, e quanto più si è arroganti tanto meno ci si preoccupa di colmare la propria ignoranza.
È proprio l’avanzata degli ignoranti armati a contraddistinguere la nostra italica - e non solo - contemporaneità incapace di premiare i meritevoli e i capaci. Un’avanzata che contiene, alla lunga, un elemento drammatico: se sono questi i personaggi “vincenti” che diventano classe politica dirigente, quale progresso possiamo sperare per il nostro paese? Se il dubbio, il ragionamento, il rispetto dell’altro vengono sopraffatti dalla tronfia sicumera degli incompetenti, come possiamo alimentare quel confronto vitale per la nostra crescita intellettuale?
Mi piacerebbe individuare i responsabili di questa deriva. La televisione, che offre vetrina quotidiana ai parlatori urlanti del nulla per assicurarsi qualche punto in più di share, dato che il ragionamento tende a essere tedioso, mentre il detto perentorio è di facile impatto? La politica, che spesso non valorizza i talenti ma gli apodittici proclamatori di slogan indotti dal leader di turno? In generale quella che chiamiamo la società dell’immagine, nella quale conta chi appare e non chi sa?
Mi piacerebbe non dovermi sentire così anacronistico. Mi piacerebbe avere dei maestri in cui credere. Maestri saggi però, pervasi dall’intelligenza di colui che “sa di non sapere”. La nostra consolazione? Un asino puoi raccomandarlo quanto vuoi…non diventerà mai un cavallo…
Prof. Danilo Di Maria
Pubblicato anche su "L'Opinione" anno XI n. 27 15-12-2009
proporrei un esame,scritto ed orale, pre-elettorale a tutti i candidati!
RispondiElimina"Dubitate di chi ha solo grandi certezze e riponete fede in chi ha anche dei seri dubbi, in quanto la vera saggezza sta anche nel saper riconoscere la propria ignoranza, ne fu un classico esempio il grande filosofo greco Socrate, alla base della cui sapienza stava la consapevolezza di sapere di non sapere nulla."
RispondiEliminaNel caso descritto sopra dal mio umilissimo e venerabile Maestro i politici in sintesi hanno massacrate,annientate umiliate tutte le teorie del povero Socrate, è ormai ovvio a noi tutti che loro sono ignoranti, ma molto ignoranti, ma cosa ancor più grave e il non esserne consapevoli.
Come le dissi già una volta caro Maestro l'ignoranza unita all'arroganza diventa DINAMITE PURA.
e quello è il caso lampante di parecchi politicanti mazaresi.
Rino