In questa puntata Punto Cult recensisce uno dei film più importanti della storia del cinema a livello mondiale: Il padrino, la trilogia creata da F.F.Coppola che va dal 1972 al 1990 con l'ultimo capitolo, ispirata all'omonimo romanzo di Mario Puzo. Le tre pellicole in totale vinsero 9 Oscar e 5 Golden Globe. Buona visione.
Il mondo non si ferma. Il tentativo è allora, con umiltà e realismo, capirlo, influenzarlo, migliorarlo. Ivano Asaro
lunedì 26 luglio 2010
sabato 24 luglio 2010
mercoledì 21 luglio 2010
Le mazzette di "Lucky Luciano"
Una storia di mazzette. Pagate a politici, giudici e militari di alto rango. Senza badare a spese. Tramite avvocati e faccendieri legati a doppio filo con la criminalità organizzata.
Una volta tanto, non è una storia uscita dalle cronache dell’Italia contemporanea. E’ quanto emerge invece da un documento dell’Antidroga americana ritrovato negli Archivi nazionali statunitensi di College Park, nel Maryland. Il rapporto segreto porta la data del 23 luglio 1952 ed è firmato da Charles Siragusa, uno “Special agent” della squadra narcotici Usa con base a Roma. Il giorno prima, Siragusa si è incontrato con Mike Stern, un celebre giornalista americano che sta preparando un articolo per il mensile “True” sulle attività italiane del superboss della mafia siculo-americana Salvatore Lucania, in arte “Lucky Luciano”. Stern rivela a Siragusa di aver intervistato a lungo Lucky, anche in vista di un libro inchiesta che vedrà la luce l’anno successivo. Ma, a sorpresa, il boss siciliano rivela al giornalista una notizia bomba, uno scoop degno delle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Alla fine del ’45, negli Stati Uniti, “la mafia italiana ha pagato 500mila dollari per ottenere la libertà vigilata di Lucky Luciano – scrive Siragusa nel rapporto di due pagine inviato a Washington – . L’avvocato di Luciano, Moses Polakoff, ha consegnato a sua volta il denaro a Charles Breitel, l’ex collaboratore legale di John E. Dewey, il governatore dello Stato di New York”. Nelle settimane successive, la “Hugh bribe” – la “Colossale tangente” – finisce anche nelle tasche di giudici, funzionari statali e delle forze armate Usa. Come Charles Haffenden, un esponente di punta dei servizi segreti della Marina militare statunitense. Il tutto sotto l’occulta regia del boss mafioso Frank Costello, il numero due della criminalità siciliana in America. Siragusa aggiunge che “queste informazioni confidenziali confermano un memorandum del 16 agosto 1951, redatto a Roma dall’agente della Narcotici Joseph Amato. In questo documento, si afferma che Lucky ha pagato una prima rata di 150mila dollari alle ‘persone giuste’ perché gli concedessero la libertà vigilata” nel ’45. Ma nel ’52 molti dei politici e dei giudici corrotti dalla mafia sono ancora saldamente al potere. Lucania chiede allora a Stern “di giurare di mantenere il segreto sulla faccenda”. Non ha ancora “perso la speranza” di poter tornare, prima o poi, a New York. Niente scoop giornalistico, allora, ma Stern racconta ugualmente tutto all’Antidroga. E lo scottante documento rimane chiuso negli archivi del “Bureau of Narcotics” di Washington per oltre mezzo secolo. “Il rapporto di Charles Siragusa, da noi ritrovato a College Park, spazza via tutte le ipotesi fantasiose che circolano da più di sessant’anni sul presunto ruolo giocato da Lucky Luciano nella preparazione dello sbarco alleato in Sicilia, nel luglio del ‘43 – raccontano lo storico Giuseppe Casarrubea e il ricercatore Mario J. Cereghino – . Si tratta di una storia messa in giro ad arte, con l’unico scopo di coprire una realtà ben più cruda e devastante. Gli Alleati non avevano certo bisogno della mafia per invadere la Sicilia e, da lì, procedere alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo”. “Alla fine del ’45, le mazzette pagate da Costello, Polakoff e da altri pezzi da Novanta della criminalità organizzata italiana ed ebraica – a cominciare da Meyer Lansky – servono invece a mettere in piedi il progetto fondativo di Cosa Nostra. Ora che la guerra è finita, è un salto di qualità criminale su scala planetaria che solo un boss del calibro di Salvatore Lucania è in grado di gestire sulle due sponde dell’Atlantico. Lucky, infatti, alla fine di febbraio del ’46, è già a Napoli. I suoi principali collaboratori si chiamano John Michael Balsamo (un funzionario dell’ambasciata Usa a Roma), Joe Pici e Joseph Biondo. E operano tutti sotto l’ombrello protettivo dell’X-2, il controspionaggio Usa diretto in Italia da James Angleton, che negli stessi mesi stabilisce un rapporto strettissimo con le squadre armate neofasciste dell’ex Rsi. In breve, il narcotraffico diventa la principale fonte di introiti di Cosa Nostra e del neofascismo italiano tra Europa, Mediterraneo e Stati Uniti. E così sarà per molti decenni.”
“Nel ’45, a New York e a Palermo, si instaura insomma una vera e propria trattativa tra autorità politiche americane e mafia italiana – concludono i due studiosi - . E il risultato si vede presto. Cosa nostra riceve luce verde per le sue attività illegali, in cambio del suo contributo strategico all’intelligence Usa nell’opera di montoraggio permanente dell’Italia. A cominciare dalla politica. Un processo che ha il suo battesimo di sangue con le stragi siciliane del 1947. E non è certo casuale che Salvatore Lucania giunga a Palermo la sera del 30 aprile ’47, alla vigilia del terribile eccidio terroristico di Portella della Ginestra.”
“Nel ’45, a New York e a Palermo, si instaura insomma una vera e propria trattativa tra autorità politiche americane e mafia italiana – concludono i due studiosi - . E il risultato si vede presto. Cosa nostra riceve luce verde per le sue attività illegali, in cambio del suo contributo strategico all’intelligence Usa nell’opera di montoraggio permanente dell’Italia. A cominciare dalla politica. Un processo che ha il suo battesimo di sangue con le stragi siciliane del 1947. E non è certo casuale che Salvatore Lucania giunga a Palermo la sera del 30 aprile ’47, alla vigilia del terribile eccidio terroristico di Portella della Ginestra.”
dall' "Archivio Casarrubea"
http://casarrubea.wordpress.com/
giovedì 15 luglio 2010
Speciale Mondiali - Ultima puntata
Le semifinali vedono sfumar via quasi tutte le emozioni sfoggiate negli incontri precedenti: i nobilissimi quarti sembra abbiano tolto qualcosa alle ultime due partite necessarie per raggiungere la finalissima.La favoritissima Olanda dei fenomeni cerca la terza finale contro la sorpresa Uruguay che piace a tutti. Alla vigilia il tecnico Tabarez addolcisce le cose dicendo che loro è "come se fossero a una festa alla quale non erano invitati" e intendono giocarsela fino alla fine: in fondo con un Forlan in gran spolvero (serio candidato al pallone d’oro insieme a Villa, Robben e Sneijder) tutto è possibile. Orange subito in vantaggio con sinistro da distanza siderale all'incrocio di van Bronckhorst (uno dei più bei gol del torneo). I sudamericani non ci stanno e riescono a trovare il pareggio a pochi minuti dal riposo Forlan. Poi la partita diventa una noia: brutta, contratta, non c’è bel gioco. Nel secondo tempo però prima Sneijder sempre più capocannoniere e poi Robben sembrano chiudere la pratica che invece si riapre a due minuti dalla fine con Pereira. Gli ultimi minuti sono tutti da vedere, da patema, con l’Uruguay alla ricerca disperata del pareggio e gli arancioni a difendersi. Finisce 3 a 2! L’Olanda dopo 32 anni torna ancora una volta in finale, sperando di poter alzare al cielo per la prima volta la coppa del mondo.Ci si aspetta fuoco e fiamme per la sfida tra le squadre che giocano il miglior calcio del pianeta, Germania e Spagna. Veloci, letali, implacabili; di fronte il capocannoniere David Villa e l’uomo che cerca di superare il record mondiale, Miroslav Klose. Hanno fatto fuori Brasile, Portogallo, Argentina. Si incontrano a Durban per giocarsi quella che sarebbe l'ottava finale per i tedeschi e la prima in assoluto per gli spagnoli. Le aspettative sono però deluse da una partita tattica: la Germania senza il suo miglior uomo, Muller, non riesce a essere mai pericolosa e Klose non tocca nemmeno una palla. La Spagna invece sa aspettare e creare il varco giusto che però non arriva. Proprio quando nell’ultimo quarto d’ora ci si aspetta solo i supplementari, ecco la testa d’oro di tutta la Spagna, impersonificata in Charles Puyol che butta dentro tutta la voglia di questa finale tanto sognata. 1 a 0 e i tedeschi, com’era prevedibile, si svegliano, ma troppo tardi! E allora tutta la Spagna festeggia, festeggia un impresa annunciata ma comunque indescrivibile. La prima finale, che vogliono a tutti i costi conquistare.
La finale del terzo e quarto posto non ha più nulla da chiedere a questo mondiale. Di fronte Germania e Uruguay giocano senza tensione e ne viene fuori una partita avvincente: subito Germania avanti con il ritrovato Muller e una (forse la prima) papera del mondiale per Muslera, finora tra i migliori; risponde dopo pochi minuti Cavani e incredibilmente la situazione si capovolge. Fioccano le occasioni, specie per i sudamericani che giocano benissimo: il 2 a 1 di Forlan è una perla rara e stupenda che rende ancora più intensa e storica questa finalina.
Meritano i celeste, non solo per la serata, ma anche per il grande grande mondiale disputato con il biondo Forlan assoluto protagonista; i tedeschi non mollano e vogliono il secondo terzo posto consecutivo. Prima Jansen e poi Khedira chiudono i conti sul 3 a 2. alla fine sotto la copiosa acqua che scende applausi per tutti perché queste due squadre hanno giocato un mondiale oltre le loro aspettative divertendo soprattutto noi.
Alla vigilia della finale più inaspettata, il polpo Paul, famoso per le sue previsioni vincenti, decreta come vincitrice finale la Spagna. Tutti sono curiosi di vedere se anche quest’ultima predizione sarà esatta. Al Soccer City di Johannesburg scendono in campo due grandi squadre: la Spagna di Villa, Casillas e Puyol e l'Olanda di Robben, Sneijder e Van Persie. Il ct Van Marwhijk schiera tutti i soliti titolari, Del Bosque invece lascia fuori Torres preferendogli Pedro. Olanda in arancione, Spagna in blu scuro. Si può cominciare. La partita delude le aspettative: noiosa e spenta, in campo regna la paura di perdere anche solo un pallone; violenta, come il fallo di De Jong su Xabi Alonso, soltanto ammonito. La partita si accende solo nel secondo tempo, ma sempre a sprazzi con un’occasionissima per Robben che però sbaglia davanti a Casillas che salverà un paio di altre volte in grande stile. L’indomani probabilmente lo faranno santo a Iker. Poi occasioni anche per la Spagna, ma di David Villa nemmeno l’ombra. 0 a 0 al 90’, si va ai supplementari. Cambiano gli uomini in campo, non il risultato, e proprio quando tutti cominciano a pensare alla lotteria dei rigori (la soluzione più giusta per decretare il vincitore), Andres Iniesta, uno di quegli uomini che fanno la differenza nella storia tra il vincere e il perdere, un uomo che magari non si è fatto vedere tantissimo ma che è imprescindibile per questa squadra, a quattro minuti dalla fine segna il gol più importante nella storia calcistica della Spagna. Non c’è più niente da fare per i tulipani. Per gli spagnoli è festa quasi incredula per tutto quello che si è fatto non solo quest’anno, ma negli ultimi quattro. E allora al via alle lacrime di Casillas, il suo bacio in diretta alla fidanzata giornalista (al diavolo il protocollo!) applausi a scena aperta comunque per l’Olanda e poi infine ecco la coppa che passa dalle mani di Blatter al portierone Iker che la alza finalmente al cielo. La Fifa assegna infine il titolo di miglior giocatore del mondiale a Diego Forlan, il miglior giovane a Muller che si aggiudica anche il titolo di capocannoniere avendo più assist rispetto agli altri a pari reti come Forlan, Sneijder e Villa. Si chiude così l’ennesimo mondiale che ci lascia sempre tante cose da ricordare: le vuvuzelas, lo Jabulani, il terribile pallone volantino, il grande Ghana vicino all’impresa semifinale, l’Uruguay di Forlan, le lacrime del capitano nordcoreano, il Maradona allenatore. Il pensiero va all’orologio di Brasile 2014 che ha già cominciato a girare.
giovedì 8 luglio 2010
Io non pago il pizzo, e tu?
A margine di una società locale disattenta alle dinamiche malavitose e che sembra voler fare finta che tutto vada bene, ascoltiamo le parole della prof.ssa Francesca Incandela, che da anni si occupa di sensibilizzare con la sua Associazione Antiracket "Io non pago il pizzo e tu?" la città dando il via a moti del pensiero legale contro quello illecito che innegabilmente esiste, sopra di noi, sotto di noi, in mezzo a noi.
domenica 4 luglio 2010
Speciale Mondiali - 5° Giornata
Nel pomeriggio di Venerdì a Durban scendono in campo due formazioni storiche, grandi rivali, grandi picchiatori (almeno nei loro precedenti), l’Olanda e il Brasile; nel 1998, a Marsiglia, si erano dati appuntamento per una semifinale che non tradì le aspettative, con una sfida lunghissima terminata solo ai calci di rigore a favore dei brasiliani; quattro anni prima in America si erano trovate di fronte per un quarto di finale (primo tempo noioso, secondo il più bello di quei mondiali). Ma è soprattutto alla semifinale del 1974 che dobbiamo fare riferimento: quella sera a Dortmund, l’Olanda del "calcio totale" che si era affacciata per la prima volta nel panorama internazionale distrusse completamente quel Brasile, attaccato tanto al calcio, quello "vecchio".
Oggi i campioni ovviamente sono altri: Luis Fabiano il cannoniere, Robinho il folletto, Maicon il treno, Lucio la colonna e Kakà non ancora al meglio della condizione da un lato; Robben il fenomeno ritrovato, Sneijder pigliatutto in questo magico anno, Van Persie dall’altro.
Il Brasile parte favorito, tutti lo sanno, anche l’Olanda che sa resistere e reggere le barricate come può. Robinho ci mette però pochissimo a segnare l’1 a 0, ma l'arbitro giustamente annulla: è fuorigioco! Altra fiammata brasiliana con Felipe Melo, uno che certo non ha brillato quest’anno alla Juve per i suoi assist, come quello che serve a Robinho per il vantaggio (regolare stavolta). Possibile che quel rude giocatore si trasformi in un ottimo incontrista con la maglia del suo paese cucita addosso? Si, forse...
Olanda schiacciata nella propria metà campo: Robben e Sneijeder si vedono pochissimo e allora ne approfittano i brasiliani, che potrebbe chiudere i conti con un gran tiro di Kakà, dopo un'azione tutta di prima: ottima la parata di Steckelemburg.
Al rientro dagli spogliatoi il Brasile spavaldo continua a macinare gioco, ma non arriva il raddoppio, anzi. Robben innesta la quinta, viene messo giù da Bastos (già ammonito viene graziato) e si guadagna un calcio di punizione: Wesley mette una pennellata in mezzo col suo sinistro magico e la palla viene spizzata da Felipe Melo che la insacca in rete. E' pareggio! L’Olanda cresce e gioca bene, il Brasile sparisce dal campo, tanto che da un calcio d’angolo, in mezzo ai giganteschi colossi brasileri il piccolissimo Sneijder ci mette stavolta la testa e vede la palla entrare dolcemente in rete. Ora è assolo olandese, con Melo che perde la testa e si fa espellere per un fallaccio su Robben, proprio come nel '74 quando il Brasile rimase in 10 per un eccesso di nervosismo; negli ultimi minuti i sudamericani tutti avanti con la forza della disperazione, ma non serve a molto. Al fischio finale la storia si ripete, Robben come Cruijff, Sneijder come Neskeens, tutto bello come un tempo, un Brasile bello a vedersi, ma forse incapace di reagire ai colpi subiti, tra le polemiche torna a casa in lacrime, gli olandesi forti di questa impresa ora puntano dritti alla finale.
Olanda schiacciata nella propria metà campo: Robben e Sneijeder si vedono pochissimo e allora ne approfittano i brasiliani, che potrebbe chiudere i conti con un gran tiro di Kakà, dopo un'azione tutta di prima: ottima la parata di Steckelemburg.
Al rientro dagli spogliatoi il Brasile spavaldo continua a macinare gioco, ma non arriva il raddoppio, anzi. Robben innesta la quinta, viene messo giù da Bastos (già ammonito viene graziato) e si guadagna un calcio di punizione: Wesley mette una pennellata in mezzo col suo sinistro magico e la palla viene spizzata da Felipe Melo che la insacca in rete. E' pareggio! L’Olanda cresce e gioca bene, il Brasile sparisce dal campo, tanto che da un calcio d’angolo, in mezzo ai giganteschi colossi brasileri il piccolissimo Sneijder ci mette stavolta la testa e vede la palla entrare dolcemente in rete. Ora è assolo olandese, con Melo che perde la testa e si fa espellere per un fallaccio su Robben, proprio come nel '74 quando il Brasile rimase in 10 per un eccesso di nervosismo; negli ultimi minuti i sudamericani tutti avanti con la forza della disperazione, ma non serve a molto. Al fischio finale la storia si ripete, Robben come Cruijff, Sneijder come Neskeens, tutto bello come un tempo, un Brasile bello a vedersi, ma forse incapace di reagire ai colpi subiti, tra le polemiche torna a casa in lacrime, gli olandesi forti di questa impresa ora puntano dritti alla finale.
Ma se si pensa che le emozioni di cui tanto abbiamo parlato si siano verificate nel caldo pomeriggio si sbaglia di grosso: Uruguay-Ghana è senza alcun dubbio la partita più vivace e divertente dei quarti senza alcun dubbio. Occasioni a ripetizione per due squadre che si equivalgono e se la giocano a viso aperto. La partita si sblocca sul finire del primo tempo con una sassata impressionante da 35 metri di Muntari che si infila nell’angolino della porta sudamericana. Ghanesi in vantaggio e tutta l’Africa che ormai tifa solo per loro è in festa. Nella ripresa ci pensa Forlan su punizione a pareggiare l'incontro. Poi il risultato non si sblocca e si va ai supplementari dove, ghanesi e uruguagi, continuano a spingere senza farsi male. Ciò che inscrive di diritto questa partita tra quelle che vengono ricordate ai mondiali accade proprio all’ultimo minuto dei supplementari: azione insistita del Ghana, botta sicura ma l’attaccante Luis Suarez dell’Uruguay che si trova lì per difendere, salva prima con il piede sulla linea, poi sulla ribattuta, d’istinto con le mani. Espulsione e rigore per gli africani che hanno l’occasione più grande e più facile per chiudere qui la partita e festeggiare l'ambito traguardo delle semifinali, meritato e storico perché mai raggiunto da nessun'altra nazionale del continente nero. Ma gli dei del calcio hanno deciso di far vivere emozioni diverse a Suarez (in panchina in lacrime) e Gyan, pronto a siglare il suo terzo gol dal dischetto. La sfera calciata finisce sulla traversa e poi fuori. Questo cambia tutto: Gyan disperato, Suarez da assassino a eroe, Muslera che batte pugno sulla traversa come a ringraziare. Si va ai calci di rigore! Segnano tutti, anche Gyan che si ripresenta da leone sul dischetto, poi un errore di Mensah regala il match point ad Abreu, che non contento vuole regalare a questo match un’ultima pazzia: il cucchiaio, che porta l’Uruguay dopo anni in semifinale. Che cos’è il calcio non saprò mai dirlo. Chiedete a Suarez, forse saprà rispondervi.
Germania-Argentina è partita d’altri tempi: i giorni precedenti la partita sono stati pesanti e carichi di tensione con dichiarazioni polemiche da ambo le parti. L’Argentina, anche per quello che ha fatto vedere finora, sa di essere la favorita e i tedeschi sanno di essere alla loro prova del nove; così, quando le squadre scendono in campo, ci si aspetta una "partitissima". Ma neanche 4 minuti che la Germania va già in vantaggio sempre con Muller, giocatore così giovane quanto determinante. L’Argentina incassa il colpo: sa di essere in svantaggio e di dover rincorrere una squadra che sa chiudersi benissimo. I ragazzi di Maradona questo ancora non l’avevano provato e non riescono in nessun modo a rendersi pericolosi: i tedeschi di Loew tengono benissimo in saldo tutto il primo tempo. Cupo il volto del Pibe de Oro, rientrando negli spogliatoi: l'impressione è quella che non sappia come affrontare la situazione.
Nel secondo tempo gli argentini partono bene: probabilmente un iniezione di fiducia da parte di Diego nell’intervallo. Il portiere della Germania tiene bene sui tiri di Higuain, Tevez e Messi e proprio quando sembrava in difficoltà, la Germania trova lo spazio giusto con Miro Klose e il due a zero che chiude definitivamente la partita. Maradona non sa davvero più che fare: la sua è una squadra senza idee in balia di una tempesta di giovani tedeschi, polachi, turchi. La Germania pensa “ne abbiamo fatto 4 all’Inghilterra, perché non 4 anche a loro?”: così ecco Schweinsteiger che con uno slalom eccezionale nell’area piccola tocca per Friedrich per il 3 a 0. E poi ancora Klose che tocca quota 14 reti ai mondiali raggiungendo il mitico Mueller: ora a una sola lunghezza dal record di Ronaldo. Termina così l'incontro: Argentina surclassata dalla squadra più bella e sorprendente di questo pazzo mondiale. Germania in semifinale.
L’ultimo quarto, che va in scena in serata, offre pochissime nel primo tempo: squadre coperte e incapaci di offrire spettacolo; tutto il contrario di ciò che accade nella ripresa: prima il gol annullato a Valdez, poi emozioni vere con il rigore per il Paraguay che Cardozo tira malissimo e si fa parare da Casillas, poi è Villa ad essere atterrato sulla ripartenza spagnola, ed è rigore stavolta per la Spagna. Tutto nel giro di qualche minuto. Batte Xabi Alonso, segna ma è da ripetere. Allora ecco che anche Villar para sullo spagnolo. Saltano tutti gli schemi e la partita per chi non la vive con l’occhio del tifoso diventa bellissima. Entra Pedro: PALO! Sulla ribattuta arriva Villa: ANCORA PALO! Poi la palla finalmente entra e la Spagna approda in semifinale, lì dove non era mai arrivata. Villa Hombre del partido, ma di tutto il mundial, perché se il pallone d’oro è ormai praticamente di Sneijder, David è l’uomo non solo della Spagna ma di tutto il mondiale, 5 gol in 5 partite e tutti decisivi, uno stato di forma straordinario che noi tutti potremo goderci tra alcuni giorni nella partitissima contro la Germania per la finale, sperando ancora una volta, ancora per altre quattro partite, di vivere tante, belle e sane emozioni calcistiche.
Sergio Basilio
PUNTO CULT - 3° puntata
Terza puntata dedicata al meraviglioso E.T. l'extra-terrestre, film di fantascienza del 1982, diretto da Steven Spielberg. Divenne immediatamente un successo al botteghino, sorpassando, all'epoca, Guerre Stellari come pellicola che ha incassato di più nella storia del cinema.
Buona visione.
Buona visione.
venerdì 2 luglio 2010
La memoria ha un valore
Nella ricorrenza della sua morte avvenuta il 3 Luglio del 1994, il giorno dopo il suo compleanno,il Presidio di Libera Castelvetrano " Salvatore e Giuseppe Asta " vuole omaggiare Pino Veneziano cantastorie-poeta autore di significative canzoni d'amore e di protesta.E' ben noto il suo impegno contro la mafia con una sua canzone " La mafia non esiste ". Il suo pensiero e le sue canzoni diventano attualissimi come SOLUZIONE al contrasto alle mafie : non si possono contrastare le mafie se, contesualmente non si rafforza lo stato sociale e se non vengono promosse forte politiche sul lavoro, se non vengono costruite opportunità per le famiglie piu' deboli, per le famiglie piu' bisognose, se non si dedica un'attenzione autentica ai giovani.
Non si può fare lotta alle mafie senza veri interventi mirati alla diffusione e alla tutela dei diritti, senza un efficace controllo dell'ambiente contro chi lo inquina e lo saccheggia.
Per tutti questi motivi , siamo convinti che l'opera e la figura di Pino Veneziano debbano rimanere nella MEMORIA viva della nostra e delle future generazioni, come monito e come esortazione, come segno di speranza .
Il Presidio di Libera Castelvetrano nello spirito di come avrebbe voluto Pino, giorno 3 Luglio lo ricorderà attraverso una Mostra fotografica, e con l'interpretazione delle sue canzoni da parte di alcuni artisti locali come Claretta Salvo, Rosario Guzzo e Irene Bonanno ed anche attraverso la lettura di alcune poesie. Tutto nello spirito e nella voglia dello stare "assieme "
Per tutti questi motivi , siamo convinti che l'opera e la figura di Pino Veneziano debbano rimanere nella MEMORIA viva della nostra e delle future generazioni, come monito e come esortazione, come segno di speranza .
Il Presidio di Libera Castelvetrano nello spirito di come avrebbe voluto Pino, giorno 3 Luglio lo ricorderà attraverso una Mostra fotografica, e con l'interpretazione delle sue canzoni da parte di alcuni artisti locali come Claretta Salvo, Rosario Guzzo e Irene Bonanno ed anche attraverso la lettura di alcune poesie. Tutto nello spirito e nella voglia dello stare "assieme "
Per Libera Presidio di Castelvetrano
M.Teresa Nardozza
M.Teresa Nardozza
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